Scuola, lavoro Vita

Ma sono matti questi adulti che vogliono mandare a scuola i nostri giovanissimi ad un’età in cui hanno ancora da imparare così tante cose?!”

Esclamazione di un’abitante del Himalaya riguardo all’insegnamento della scuola, fonte sconosciuta.

(Bertrand Stern, Schluss mit Schule, Tologo Verlag 2006, pagina 25,

traduzione Carlo Leali)

 

[…] sorge il dubbio se l’impostazione di trovare nel lavoro il senso della vita sia ancorata nella natura umana – oppure se sia un risultato di determinate azioni.
Dato che le “norme civilizzanti della normalità” proclamano sottilmente che l’uomo è per natura pigro, egoista e asociale, viziato, l’allievo è da crescere come un buon cittadino, un lavoratore performante, un consumatore orgoglioso, un fiero civilizzato grazie ad adeguate misure pedagogiche; sarà ben educato solo quando avrà interiorizzato la normalità.

Fare-niente, ozio pongono il pericolo di perdere una chance nel raggiungere i benefici promessi del successo, essendo tempo perso! No, al semplice poltrire e incontrare gli amici o all’occuparsi di qualcosa che non sia previsto pedagogicamente, sia esso leggere o osservare o costruire il trenino oppure giocare coi pupazzi, segue presto una frase tipo: “Non hai meglio da fare? Pensa al tuo futuro! Sfrutta il tuo tempo!” Chi si stupisce poi della miseria di tante persone, le cui doti innate verso l’ozio, invece di essere coltivate, vennero soppresse con tutta violenza, tramite un azionismo considerato come prezioso!

Questa follia civilizzante viene rafforzata da uno stato che, con l’istituzione scuola elevata a obbligo, istruisce gli uomini verso il lavoro e non li protegge, per propria definizione, da quest’ultimo: gli eventuali interessi di un giovane uomo assetato di conoscenza vengono presto trasformati presto in una materia, che viene nobilitato solo tramite un sistema scolastico di ordine e una forzatura di esami e voti.

(Ulrich Klemm, Bertrand Stern, Vom Glück des Nichtstuns, Tologo Verlag, 2010, pag. 45,

tradotto dal tedesco da Carlo Leali)

L’atteggiamento che ci serve è lavorare di meno ma anche spendere meno soldi e passare più tempo a casa.

(Hodginson, 2010, unerzogen magazin,1/2010, pag. 34, traduzione Carlo Leali)

http://www.bertrandstern.de/

Lascia un commento