Si è conclusa la fase di acquisizione dei contributi dei soci LAIF e non, sul tema centrale di questo momento storico dell’istruzione famigliare. Un gruppo di soci sta portando avanti il progetto verso la stesura di un documento di sintesi; i contributi pervenuti sono depositati nell’area soci di questo sito, dove sono consultabili ai membri di LAIF.
L’iniziativa, avviata qualche mese fa, tende a definire il concetto di istruzione famigliare e, conseguentemente, ad individuare delle modalità di approccio congrue tra le famiglie di homeschooler da un lato e le istituzioni dall’altro. I contributi pervenuti evidenziano con chiarezza la necessità di una azione di concertazione particolare sul tema dell’accertamento, o della vigilanza, sull’obbligo da parte delle famiglie di assolvere al dovere di istruire la prole.
Se da parte della scuola, in qualità di organo vigilante, si tende ad imporre l’esame scolastico standard ogni anno per gli homeschoolers, d’altra parte, è sempre più evidente lo scarto concettuale fra la programmazione scolastica e l’apprendimento individualizzato, e quindi le famiglie rivendicano il diritto di vivere l’accertamento con modalità ed in circostanze consone alla natura dell’istruzione famigliare.
Le ipotesi avanzate si situano nell’intervallo tra l’esame scolastico tradizionale e la presentazione di un curricolo personalizzato, programmatico e/o conclusivo, non solo nelle modalità del colloquio, sui contenuti del curricolo stesso.
Interessante annotare il fatto che, anche in questo anno scolastico, nonostante il generale timore generato dalla diffusione su varie fonti della notizia dell’imposizione di una forma canonica di verifica, vi siano delle esperienze in corso di segno opposto: il rapporto dialogante che talune famiglie hanno cercato e trovato con i dirigenti scolastici sta portando a pratiche diverse, che implicano metodologie di accertamento molto vicine a quelle emerse dal nostro progetto, quindi colloqui su curricoli personalizzati oppure verifiche incentrate sul percorso di istruzione impostato dalla famiglia, ecc.
Questi segnali sono significativi di una condizione di discrezionalità che la legge “la buona scuola” non ha cancellato. Se questa è la situazione, è comunque vero che il risultato sperato (non fare l’esame scolastico standard) dipende dalla convergenza di diversi fattori, tra i quali la disposizione al dialogo e la fondatezza reale e argomentata del proprio progetto di istruzione sono tra i punti fondamentali.
Grazie per l’aggiornamento.
Sono d’accordo che l’argomento esami sia uno dei punti focali su cui dovremmo lavorare come associazione, visto che qualche famiglia sente di non avere la forza di “scontrarsi” e “dover difendere la propria posizione” nei rapporti con la scuola.
Abbiamo un forte bisogno di un contributo ufficiale de L’Associazione Istruzione Famigliare, che possa aiutare le Istituzioni a capire il grande valore dell’istruzione parentale e la inappropriatezza dell’esame di idoneità come verifica su tale obbligo.
Ringrazio ancora tutti quelli che hanno partecipato e tutti quelli che stanno ancora lavorando a questo progetto.
Ciao, grazie per il vostro lavoro.
Mi piacerebbe contribuire , coi miei strumenti, alla crescita e all’efficacia di ciò che fate. Scriviamoci.
Io credo fermamente che si dovrebbe sostenere un esame solo in caso di richiesta di accesso ad una scuola.
Vuoi entrare in 3 elementare, fai un esame per capire se sai abbastanza.
Controllo sul benessere dei minori invece, che è una cosa seria, non si fa una volta all’anno.