Segnaliamo un interessante articolo volto a rivalutare il ruolo del gioco in educazione: esso oggi subisce la mancanza di un riconoscimento della sua natura intrinsecamente educativa e formativa ed un’interpretazione restrittiva e funzionale. Gli viene infatti comunemente attribuita “una valenza di pura evasione dalla realtà”, quasi fosse “un momento da dedicarsi per sospendere le attività più serie, oppure il premio “ se ti comporti bene puoi giocare più tardi!”, fino a trasformarsi in giochi tecnologici e solitari, talmente solitari che arrivano all’alienazione.”
Invece, il “gioco è uno spazio che si crea con i suoi partecipanti, grandi o piccoli, è, o forse meglio era, uno spazio di tempo, di emozioni, di fantasia, che andiamo a vivere insieme. Oggi è faticoso ricreare questo spazio spontaneamente e naturalmente, oggi i bambini non hanno quasi più a disposizione il cortile, il giardino, la natura e l’occhio vigile di una società adulta che pensa a loro in modo educativo. A tal proposito rilancio un progetto della commissione educazione “Progetto Giochiamo?”[…]
Il gioco è il mondo del bambino, è uno spazio che ricerca per sperimentarsi, per conoscersi, per imparare a condividere gli “attrezzi del mestiere”, che più sono semplici più alimentano una fantasia, oggi ormai povera o indotta attraverso una tecnologia sempre più invadente […]
Giocare è lo spazio educativo del mondo del bambino, dove può autoregolarsi all’interno di strutture semplici e chiare, le regole aiutano a creare, conoscere quello spazio. […]
Capita a volte che noi grandi invece siamo di fretta, non ascoltiamo e interrompiamo una creazione … chiediamogli “scusa”, può succedere, ma facciamo questo piccolo gesto. Anche questo è un esempio educante, compiere un gesto “scusa”, “grazie”, “prego”… ma non pretendiamolo da loro se non fa parte del nostro corredo di gesti e parole. L’educazione comincia da noi grandi per diventare adulti più consapevoli, non perfetti, solo più disponibili al cambiamento.
Siamo abituati a rapportarci con i bambini come se fossero stati un giorno al lavoro e devono aver prodotto un “frutto”, la prima domanda di solito che sento all’uscita da scuola è “cosa hai fatto oggi a scuola?”, poche volte “come sei stato oggi a scuola?”, la vita ha tempi diversi, quel frutto lo manifesteranno da adulti nella vita, il fatto di portare a casa materiale prodotto in quantità non è sinonimo di aver appreso, giocare tanto e avere le mani vuote a sera potrebbe far notare un sorriso ricco di “apprendimento”.
E’ vero in società ci sono regole e tempi da rispettare, se concediamo ai bambini di sperimentare spazi di gioco sapranno riportarle in una nuova società che attende di essere creata.
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Autore: Elisa Bussetti
Articolo segnalato da Phoebe Raye Carrara