LAIF dialoga con l’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia

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Nel pomeriggio di mercoledì 12 settembre 2018 si è tenuto a Milano, presso l’Ufficio Scolastico Regionale (USR) un incontro tra la delegazione di LAIF e la responsabile dell’Ufficio V, dott.ssa Maurizia Caldara, referente istruzione parentale, con la sua collaboratrice dott.ssa Antonella Meccariello.
Per LAIF erano presenti Claudia Salvalai, Giulia Pecis Cavagna, Phoebe Raye Carrara e Sergio Leali.

Significativo il carattere dell’incontro, in quanto l’USR (l’Ufficio Scolastico Regionale) è l’organo di raccordo diretto tra l’Amministrazione centrale, MIUR, e le diramazioni provinciali della regione Lombardia.

L’opportunità di potersi incontrare è stata salutata da entrambe le parti con grande favore e, vista l’attenzione reciproca esercitata durante il colloquio, rappresenta una prima tappa di un confronto necessario.

Sono stati esposti ed analizzati i temi principali della vicenda dell’istruzione famigliare, dalla natura intrinseca della stessa, a quello della verifica/esame/accertamento da parte della scuola.

LAIF ha avuto modo di mostrare le specificità della nostra esperienza e le valenze sociali e soggettive che la pongono come un esempio di possibile risposta alla domanda “che fare?” a fronte della situazione generale in cui versano le nuove generazioni e la formazione, che qui è inutile mostrare; basti solo richiamarne la gravità e l’urgenza.

In merito alla questione esami, il dialogo si è intrecciato tra la iniziale lettura del decreto che “imporrebbe” l’obbligo dell’esame scolastico e le argomentazioni che sostengono la linea dell’Associazione rispetto al concetto di libera scelta famigliare (se chiederlo o no) e di modalità confacenti e coerenti con il percorso di ognuno.

Naturalmente, non si è giunti ad una conclusione univoca e cogente, ma è stata riconosciuta la fondatezza e la potenziale fattibilità delle ipotesi/proposte avanzate da LAIF. Alla luce dei comportamenti registrati nell’anno scolastico appena chiuso (si rimanda alla pagina “Com’è regolata l’istruzione famigliare?” ), dei provvedimenti normativi che si sono affacciati sulla scena (si vedano in proposito i nostri articoli “Modalità di accertamento in Alto Adige: non solo esami” e “Non sostenere l’esame non è reato: sentenza storica“) e anche della conclamata tendenza ministeriale a re-interpretare il concetto di “esame”, anche per la scuola, si presentano i termini per un ragionamento più organico ed aperto, che coinvolge attivamente e positivamente la scuola stessa, o quanto meno i suoi rappresentanti per la Regione Lombardia.

Mi pare di poter dire che la nostra proposta di “progetto di istruzione famigliare” (esplicitata alla pagina “Come può essere verificata l’istruzione famigliare?“) abbia riscontrato interesse e benevola disposizione, che non può certo intendersi come una definitiva accettazione, ma l’attenzione per la coerenza e la fondatezza della proposta è di buon auspicio per il proseguo del lavoro e del confronto.

Si è analizzato inoltre il fatto che parecchi Dirigenti richiedono la sottoscrizione della richiesta di esame al momento della dichiarazione di istruzione parentale e che automaticamente il fanciullo viene iscritto in una data classe della scuola. Si sono ripercorsi i passaggi logico-normativo-procedurali e sono emerse le incongruenze e le forzature che caratterizzano tali pratiche. La ragazza o il ragazzo devono essere iscritti all’anagrafe scolastica in qualità di soggetti che stanno adempiendo all’obbligo di istruzione attraverso l’istruzione parentale, quindi fuori dalle mura scolastiche. La vigilanza, per questo aspetto burocratico, finisce qui.

L’iscrizione in una classe è atto ampiamente improprio che apre frangenti di illegalità, sia da una parte che dall’altra. Infatti, dal momento che un ragazzo è inserito nel registro di classe, affinché il suo anno scolastico sia valido, deve frequentare un tot di giorni; altrimenti è automaticamente bocciato e non ammissibile ad alcun esame, richiesto o imposto che sia. Se venisse sottoposto ad esame, nonostante le assenze (un homeschooler non frequenta, per definizione), la procedura relativa porterebbe con sé un vizio d’origine letale per qualsiasi esito, anche positivo. Ci si troverebbe in pieno paradosso, con risvolti in merito alla veridicità degli atti d’ufficio assai compromettenti.

Pure l’imposizione della richiesta d’esame, rientrando nella tematica più generale trattata in esordio di questo scritto ed in altre occasioni, appare vessatoria, non circostanziata e sostanzialmente impropria.

Si è palesato pure come questa congiuntura di incertezza ed a volte di chiusura al dialogo rischi di spingere le famiglie verso soluzioni offerte da entità non sempre mosse da prevalente spirito di libertà ideale, che si collocano nell’ambito del mercato, con ulteriore allontanamento dal servizio pubblico da parte delle famiglie che si trovano in ulteriore disagio.

Questi aspetti che hanno caratterizzato lo scorso anno scolastico e che si stanno ripresentando, sono stati annotati e particolarmente attenzionati dalla dott.ssa Caldara e dalla sua collaboratrice dott.ssa Meccariello  per l’Ufficio Scolastico Regionale, che li porteranno al vaglio del Dirigente, dott. Roberto Proietto.

Abbiamo riscontrato identità di visione con le nostre interlocutrici quando si è posto l’enunciato che le fanciulle ed i fanciulli sono e devono essere al centro delle nostre attenzioni e che ogni apparato normativo, strumentale, organizzativo dovrebbe essere riferito a ciò.

Pure quando si è parlato di ritrovare il senso dell’apprendimento (e nell’apprendimento), è stata condivisa l’idea che ciò deve consentire ai giovani di mettere in luce le loro migliori potenzialità di esseri umani e di cittadini.

Anche sulla centralità della famiglia e su una declinazione moderna del suo ruolo si è registrata una convergenza di fondo: è stato riconosciuto l’impegno concreto e coerente degli homeschooler, il quale, oltre a corrispondere alle leggi naturali, attua il dettato costituzionale.

L’essere esplicitamente in sintonia su questi capisaldi aiuterà lo svolgimento del dialogo e del confronto. Il “luogo” normativo-amministrativo dove può svilupparsi questo lavoro di condivisione sono le “Linee guida” del 2012 e del 2017/18 del MIUR, che  già in diverse occasioni abbiamo avuto modo di richiamare.

Abbiamo colto la disponibilità e la sensibilità delle nostre interlocutrici; questo ci dà fiducia e speranza, anche perché ci siamo salutati con un “arrivederci”.

3 commenti su “LAIF dialoga con l’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia”

  1. Ottimo l’atteggiamento di confronto e arricchimento reciproco tra famiglie in istruzione familiare e le istituzioni. E’ questo atteggiamento che apre una strada al dialogo e alla presa di coscienza collettiva che istruzione parentale o familiare è “altro” rispetto alla scuola, presupposti diversi, metodologia, stile di apprendimento, con una pedagogia molto vicina a quella montessoriana per tanti motivi.
    Grazie e buon proseguimento!

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