Una recente sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo (che si può leggere in italiano a questo link) vede come protagonista una famiglia homeschooler tedesca.
La sentenza in sé non riguarda direttamente l’homeschooling, bensì l’art. 8 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo (Diritto al rispetto della vita privata e familiare).
La notizia si presta a fraintendimenti e strumentalizzazioni, non solo per come è riportata dalla stampa tedesca (e a cascata da altri media che l’hanno ripresa): la famiglia viene messa in cattiva luce sia per le sue convinzioni religiose, sia per la scelta dell’istruzione parentale, vista come un’opposizione “veemente” alla scuola. Altri media puntano il dito contro le istituzioni sovranazionali, a seconda della luce a cui si vuol sottoporre questa vicenda.
Abbiamo deciso di riportare questa notizia complessa fornendo i link diretti alle fonti, nella speranza di contribuire all’informazione e con l’intento di evitare che l’homeschooling sia resa oggetto di strumentalizzazioni (politiche, culturali, ideologiche o altro).
Ricordiamo che il tutto si svolge in ambito tedesco, dove l’istruzione parentale non è legale. Nonostante alcune gravi contraddizioni, la sentenza non è contro l’homeschooling. Al suo interno si legge tra l’altro che “l’homeschooling in sè non può da sola giustificare l’allontanamento dei figli dai genitori” (art. 41).
Seguirà a breve un approfondimento della vicenda in questo sito.
Ecco una traduzione dei passaggi essenziali dell’articolo dello Spiegel online.
La Corte considera legittimo l’allontanamento forzato dei figli per brevi periodi
Una coppia cristiana vuole ad ogni costo istruire i propri figli a casa. Le autorità quindi portano i bambini in istituto. Una denuncia della famiglia finisce poi davanti alla Corte europea per i diritti umani.
[ndr: La famiglia ha sporto denuncia relativamente all’allontanamento forzato dei bambini dal nucleo famigliare, considerato una violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare. La Corte europea per i diritti umani si è pronunciata quindi su questo aspetto.]
“I veementi oppositori alla scuola della regione tedesca Assia hanno subìto una sconfitta davanti alla corte europea per i diritti umani. Secondo quanto si evince dalla sentenza pubblicata giovedì (N° 18925/15), i giudici di Strasburgo non considerano violati i diritti della famiglia cristiana dalla temporanea permanenza dei loro figli in istituto.
La coppia delle vicinanze di Darmstadt si era rifiutata, per motivi religiosi, di mandare i propri quattro figli a scuola. Perciò le autorità hanno portato i ragazzi in istituto per tre settimane, per imporre l’obbligo scolastico. I genitori vedono così violato il proprio diritto alla vita famigliare.
Le motivazioni sarebbero “pertinenti e sufficienti”
I giudici di Strasburgo hanno appurato che si è, sì, parzialmente interferito in tale diritto [alla vita familiare] mediante la sospensione della patria potestà. Ma le motivazioni sarebbero “pertinenti e sufficienti”.
Le autorità tedesche avrebbero avuto infatti motivo di credere che i bambini fossero in pericolo, isolati e che non avessero alcun contatto con la gente al di fuori della famiglia. I genitori avrebbero evitato misure meno gravi se avessero cooperato con le autorità.
… La famiglia molto religiosa considera l’obbligo scolastico una “limitazione della libertà”.
L’azione di prelevamento fu descritta dalla famiglia all’inizio del processo come “spaventosa”. La porta di casa sarebbe stata aperta con un ariete, l’appartamento “preso d’assalto”, i genitori sarebbero stati spinti da parte e i bambini “strappati via”. … [ndr: a questo link si trova la documentazione relativa alla denuncia della famiglia Wunderlich.]
Già nel 2006 la Corte europea per i diritti umani ha deciso su un altro caso tedesco: non sussiste il diritto all’istruzione in famiglia [in Germania]. Quanto alla motivazione, i giudici di Strasburgo concordarono con l’argomentazione della corte costituzionale federale. Inoltre, i genitori potrebbero educare i loro figli secondo le loro convinzioni religiose anche dopo la scuola.
Nell’Homeschooling non ci sono in Europa regole unitarie, ha stabilito la corte europea per i diritti umani. …”
Articolo pubblicato sullo Spiegel online.
Traduzione dal Tedesco di Nunzia Vezzola.
Un primo approfondimento da parte di LAIF si trova a questo link.