Canzoni (quasi) stonate in stazione

Torino, ore 18,30, stazione ferroviaria di Porta Nuova.

Di ritorno dall’incontro con gli esponenti dell’Ufficio scolastico Regionale per il Piemonte, con passo affrettato, mi dirigo dal piazzale all’atrio d’ingresso per incanalarmi poi sulla banchina numero 8, dove una freccia rossa mi porterà verso casa.

Già sulla soglia dei grandi portali si sentono dei canti, a tratti accompagnati in accordo dal suono un po’ incerto di pianoforte. Nel cuore della stazione infatti si trova un piano che qualcuno ha messo a disposizione del viaggiatore.
Le canzoni che si susseguono inciampando sono “We are the champions” dei Queen e due o tre brani tra i meno celebri di Fabrizio de André.

Mi avvicino incuriosito a questo piccolo gruppo improvvisato di facce che si interrogano sulla continuazione dei testi, ma cantano e suonano insieme.
Le canzoni arrivano comunque alla fine e la piccola folla radunata attorno al piano applaude le proprie performance e attacca un altro pezzo. Ci sono stonature, ma il tempo va.
Ci sono i giovani che suonano il piano a più mani, c’è l’ubriaco che appoggia il bricco del vino industriale sul piano, c’è il vecchio in carrozzina, spinto dal badante, ed altre persone affatto diverse che cantano, o ci provano, che ci riescano o no, ma non importa.

Ciò che conta è togliersi dalla corrente impetuosa del dover andare di fretta e ascoltare e cantare accordi, melodie e parole, che colgono le emozioni in viaggio.

La musica, la canzone interrompono ciò che appare inevitabile, inesorabile: la frenesia del vai e vieni. E tessono delle relazioni impreviste e improbabili, costruiscono dei ponti impalpabili e dei luoghi di incontro emozionali pieni di umanità.

Tra gli homeschooler (imparænti) ve ne sono tanti che amano e praticano la musica nei suoi innumerevoli modi d’essere.
Nel percorso dell’apprendimento, l’approccio musicale merita di essere perseguito con grande attenzione. La musica è la lingua che a tutti dice qualcosa, che ad ascoltarla sia il giovane, il vecchio, l’Africano o il Torinese.

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