Marocco, ultimi giorni del viaggio homeschooler di Matteo Bulgari

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Diario di bordo di Matteo Bulgari

Marocco, ultimi giorni: si conclude il racconto di viaggio di Matteo iniziato l’11 gennaio 2019.

Da domenica 27 gennaio 2019 a venerdì 1 febbraio 2019 abbiamo deciso di alternare le giornate al mare alle giornate al suk.

Al Suk abbiamo potuto acquistare piccoli regalini per noi e per la nostra famiglia.

Al mare approfittavo del sole per abbronzarmi, della sabbia per fare salti, capriole e rispolverare la mia passione per il parkour e del mare per fare piacevoli bagnetti …. Freschi.

Non mancavano mai vaschette di more vendute direttamente sulla spiaggia e succhi di melograno appena schiacciato.

Per raggiungere il mare abbiamo trovato una strada diversa che ci ha portato dentro un parco chiamato IL PARCO DEGLI UCCELLI (anche se c’erano altri tipi di animali come i lama, le gazzelle, animali con corna giganti che non ho capito come si chiamavano, wallaby (canguri nani)).

L’entrata del parco è gratuita e lì ho avuto la possibilità di vedere un grande pavone con la coda aperta: era fantastico con un sacco di piume con colori vivaci (blu elettrico e verde fluo) e tante macchi a forma di occhi.

Ho potuto anche dar da mangiare ad uno di loro che si è avvicinato prendendo il cibo direttamente dalla mia mano….

Che emozione!!

 

 

 

Sabato 2 febbraio 2019

Oggi abbiamo deciso di visitare la parte storica della città di Agadir.

Abbiamo preso il nostro solito autobus e siamo scesi nella fermata indicata da google maps.

Ma la città storica non l’abbiamo mai trovata. ….. che turisti che siamo ….

Abbiamo chiesto e ci hanno indirizzato verso un museo che raccoglieva le memorie della città.

Qui ci hanno spiegato, in francese, che il 29 febbraio del 1960, verso mezzogiorno, c’è stato un fortissimo terremoto che ha letteralmente distrutto la città di Agadir e ha provocato migliaia di vittime.

Al museo abbiamo visto fotografie della città prima e dopo il sisma.

E abbiamo capito che la città storica che stavamo cercando era proprio quella distrutta dal terremoto.

Dopo il 1960 è iniziata quindi la ricostruzione della Agadir che stavamo in quel momento visitando.

Poi la periferia intorno al porto si è sviluppata in quartieri (che a loro forse sembrano lussuosi ma a me sembravano distrutti) con case molto squadrate e con poche finestre, tutte protette da inferriate di ferro e da guardie che sorvegliavano ogni residence oppure ogni via.

 

Non ho mai capito perché ci fosse il bisogno di tanta sorveglianza.

Fuori dal museo ci siamo rilassati in un bellissimo giardino dove, naturalmente, ho approfittato per fare altre capriolette.

 

 

 

 

 

 

Da domenica 3 febbraio a martedì 5 febbraio

Le nostre giornate in spiaggia sono continuate con grande successo.

Ogni giorno faceva sempre più caldo e ne approfittavamo per prendere il sole.

Il posto era così bello che a volte mi sembrava di essere in paradiso.

Anche in questi giorni avevo molta voglia di tornare a casa. Ma sicuramente, una volta a casa, non avrei più visto questo spettacolo naturale che a me sembrava uno splendore.

Mercoledì 6 febbraio giorno del viaggio di ritorno.

Abbiamo deciso di viaggiare di notte per poter sfruttare l’intera giornata ad Agadir e di poter dormire durante il viaggio.
Siamo quindi partiti con l’autobus per Marrakech a mezzanotte e siamo giunti a destinazione alle 4 del mattino.

Poi il nostro aereo è partito alle 8.

Ho notato che proprio durante il decollo e mentre l’aereo ha raggiunto la quota di altezza per viaggiare, il sole stava sorgendo. Era molto tardi in confronto all’alba che avevo visto in Puglia, dove il sole sorge verso le 6,30 del mattino.
In ogni caso è stato un momento spettacolare. Il sole sopra le nuvole era ancora arancio e emanava una luce fantastica.

Adesso
Ora sono a casa. Il Marocco non mi ha seguito, per fortuna.

Sono felice di aver rivisto tutti: amici, fratelli, famigliari, playstation e la mia casa.

Il voto che darei alla vacanza è un 9. A parte i primi giorni a Marrakech.

Non tornerei più in Marocco perché per me è troppo caotica e le persone non mi piacciono moltissimo anche se abbiamo trovato gente gentile.

Da là porterei a casa l’usanza del mangiare con le mani che preferisco rispetto all’uso delle posate.

Non dimenticherò mai il mare, il tajin, il cous cous (anche se la mamma proverà a rifarli a casa) e il pavone a cui ho dato da mangiare direttamente dalla mano.

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