All’interno del progetto “LAIF fa rete” intervistiamo Giorgia Petrini, mamma di un bimbo piccolo, autrice del libro “La scuola non esiste” e del blog omonimo (https://lascuolanonesiste.blog/), in cui racconta le sue riflessioni sull’istruzione famigliare.
Iniziamo da voi: da dove arriva la vostra propensione verso l’homeschooling? 
E’ una lunga storia, brevemente raccontata nel mio ultimo libro “La Scuola Non Esiste”, che ha trovato il suo esordio nell’insoddisfazione verso la tradizionale scuola statale, ma anche privata, da parte di tante famiglie, numerose e non, che conoscevamo dai tempi in cui non eravamo ancora genitori. Dall’osservazione di questo scontento generale e dalla nostra percezione soggettiva, già evidente ai nostri occhi in altre forme (notizie, ragazzi ignoranti e depressi, droga, bullismo, ecc.), è nata l’intuizione che in ambito educativo servissero segnali e contributi di grande innovazione. Storicamente, chi ha operato innovazioni di valore in contesti e ambiti importanti della società, nel mondo, è stato spesso qualcuno che su quei precisi argomenti sapeva poco di quello che c’era già, e quindi molto di come “poterlo innovare”. Chi si occupa di innovazione fa nuove tutte le cose, raramente cerca di rassettarle, di rabberciarle o di dargli una sistemata. Opera attraverso il pensiero divergente ed è proprio questo modo di fare che, in genere, rovescia la prospettiva e introduce elementi differenziali davvero sostanziali. Non si trattava di ragionare sul taglio delle doppie punte per continuare a far crescere i capelli in modo decente, ma di dare dignità, tono e rasatura, a un taglio corto come si deve quando tutti si sarebbero aspettati una bella treccia. Il resto della storia, e cosa abbiamo fatto di conseguenza, è raccontato in un paio di pagine del libro. Qui ho cercato di condensare qualcosa di nuovo sull’intuizione iniziale.
Come è maturata in te la decisione di scrivere un libro su questo tema?
Ricordo che la mia insegnante di storia e filosofia degli ultimi due anni di liceo (con la quale sono ancora in contatto), una donna e una Maestra di vita che ho amato e stimato profondamente, quando le dissi che avremmo fatto educazione parentale e che i nostri figli non sarebbero andati a scuola, mi rispose: “Beh, non so dirti se Samuele per via di questa scelta diventerà un Grande. Ma sicuramente non sarà mai un mediocre.” Ecco, questa è stata una delle successive ispirazioni che hanno messo a fuoco nella mia vita, nella mia esistenza e nella mia esperienza di madre, la necessità di educare i miei figli alla Bellezza, al Valore, alla Dignità, alla Solidarietà, al Coraggio, alla Gioia, alla Fede, alla Speranza, al Senso della Vita e alla Vita stessa. Quando ho capito questo, ho capito altre due cose: 1) questo la scuola non lo fa e 2) dovrebbe essere la missione educativa di ogni genitore. Come trasferire quindi agli altri la possibilità, le modalità e la chance di giocare una partita educativa innovativa e unica nella vita dei propri figli? Scrivendo un libro, magari; aprendo un blog (www.lascuolanonesiste.blog); facendo conversazione al parco; parlandone sull’autobus; offrendo spunti di riflessione diretta, verbale, fisica, basata sull’esperienza e sulla condivisione. E così ho fatto. Questo è il motivo per cui ho scritto questo libro: perché spero che tanti genitori che lavorano da 25 anni, senza neanche chiedersi più perché e come, magari per 12, 13, 14 ore al giorno come ho fatto io, possano immaginare di cambiare il mondo in 5 anni educando i propri figli, ancora piccolissimi, al bene comune, all’amore, alla condivisione, alla fratellanza, all’ascolto, alla civiltà… Il mondo di oggi ha bisogno di questo. Questa è la vera urgenza: che figli lasceremo a questo mondo e non che mondo lasceremo ai nostri figli.
Credi che fare homeschooling sia un modo di cambiare la società dei nostri giorni? 
In parte, credo di aver sciolto la riserva con la risposta data alla domanda precedente. Se non fosse chiaro in parte sì, lo penso. Ma, soprattutto, credo che la società non abbia bisogno di essere “cambiata” o “corretta”, tanto meno, penso di ergermi alla condizione di Salvatore. Penso piuttosto che la società, in ogni momento storico, vada vissuta, costituita ed “eletta”. Penso che vada educata e l’educazione in sé è un evento formativo in continuo divenire, sempre presente, sempre attivo, non dipendente esclusivamente solo e sempre dai diretti interessati. Il problema è di cosa sia frutto questa società. Che genere di educazione stiamo ereditando dalle precedenti generazioni? A cosa veniamo educati, oggi? Cosa seminiamo? L’educazione riguarda tutti, genitori e figli, ricchi e poveri, politici e preti. Pensiamo di aver conquistato la libertà, di essere persone emancipate e piene di “diritti”, di poter essere degli insegnanti, degli educatori onesti e capaci, dei distributori di esperienza e poi siamo noi i primi ad essere schiavi di un sistema che è sempre più difficile scrollarsi di dosso per com’è. Scegliere l’homeschooling significa fare il primo passo verso un orizzonte molto lontano, ma a portata di mano. Significa mettersi in gioco a 360 gradi e tutti insieme, senza aspettare di scaricarsi le colpe addosso, gli uni verso gli altri. Significa preparare le giovani generazioni, i bambini, i neonati, a qualcosa di davvero “nuovo” e “rivoluzionario”: alla famiglia, alle relazioni sane, alle amicizie disinteressate, al pensiero critico, all’osservazione attenta, al discernimento, alla realtà, alla natura, ai cinque sensi, alla vita, all’amore, all’autonomia. E, di nuovo, le urgenze di questa società oggi sono ben altre. Queste, ormai inesistenti e logorate da un presente fatto di individualismo, divorzi, “diritti”, egocentrismo, relativismo, furbizia e chi più ne ha più ne metta, si danno per scontate, al punto che abbiamo dimenticato chi siamo e cosa sappiamo veramente fare.
Quali vantaggi porta vivere in una grande città per chi fa homeschooling?
Oggi le grandi città sono sicuramente fonte di pluralismo, di ricchezza multi etnica e quindi linguistica, di opportunità umanistiche, teatrali, museali, lavorative, ecc. Offrono continue occasioni per crescere e imparare e ce n’è davvero per tutti i gusti e per tutte le inclinazioni possibili. Sono agende aperte che occupano intere giornate senza quasi il bisogno di organizzare nulla in prima persona, se non il proprio tempo per aderire alle tante possibilità quotidiane che ci sono per trascorrere intere giornate all’aria aperta. Però, c’è un però come in ogni cosa. Sono sempre più inquinate, congestionate, trafficate, caotiche, “pericolose”, dispersive… Insomma, dipende. Oggi come oggi, io non direi che la campagna o la città o l’isola o il convento o la casa sulla spiaggia siano più o meno “vantaggiose”. Direi che dipende dalla famiglia, dalle priorità, dalle abitudini della propria comunità di appartenenza. E’ più importante stare vicino agli amici o alla fonti di acqua pura (ammesso che ce ne siano ancora)? Fuggire dalla preoccupazione delle onde wireless, o di altro tipo, che ci sovrastano ormai ovunque o avere un bel teatro a due passi da casa? Mungere una mucca al mattino presto o fare 6 ore di corsi di tecnologia per bambini al giorno? Dipende. La verità esiste, ma nessuno di noi la possiede davvero. La vita è un viaggio di ricerca continua della verità, di chi siamo noi e di dove andremo a finire. Da dove si parte conta poco perché l’unica cosa certa è dove si arriva. Quello che sappiamo è che noi, tutti quanti, siamo nella verità della nostra vita quotidiana semplicemente perché viviamo. E, in questa quotidianità, siamo chiamati ad operare le nostre scelte. L’importante è stare bene dove si è e vivere la vita che si ha e si fa.
Come vedi la nascita dell’associazione LAIF nel panorama italiano contemporaneo? 
Quale panorama? Non c’è un panorama. In questo momento, esiste qualche migliaio di famiglie che cerca di afferrare al volo, e in autonomia, la corda che qualche pioniere coraggioso cerca di lanciare in nome di un’educazione che sia sempre più rivolta alla libertà di scelta e sempre meno ai condizionamenti e alle regimentazioni di sistema. LAIF è la prima e unica associazione, al momento, che si pone l’importante, condivisibile, serio e primario obiettivo, di essere un interlocutore istituzionale in grado di offrire esperienze dirette, competenza specifica nell’ambito dell’educazione parentale, mezzi e strumenti per approfondire un tema che, appunto, non ha un panorama. Noi siamo il panorama del momento. L’Italia “contemporanea”, quella che va a scuola, alla mensa pagata dai genitori, alle ripetizioni, agli esami e via dicendo, non sa neanche che la scuola in Italia non è obbligatoria. In questo momento, non esiste un panorama italiano contemporaneo nell’ambito dell’educazione parentale. Esiste chi la sceglie e chi, come LAIF, sta cercando di farla notare. Siamo all’ABC, ma cresceremo. I nipoti dei nostri figli ne parleranno!
“LAIF fa rete” è un progetto neonato. Come lo vedi? Cosa vorresti che diventasse?
Mamma mia che domandona! Vedo bene tutto ciò che, in questo ambito, offre la possibilità di farsi una cultura per chi non ne sa nulla, nel bene e anche nel male. LAIF fa e farà un sacco di cose indubbiamente utili, come sta già facendo da quasi un anno ormai, pur essendo una realtà molto giovane e ancora poco nota. Ritengo che l’importante sia fare le cose e farle con coscienza. Cosa diventeranno ce lo racconteranno i frutti che raccoglieremo. Avanti tutta.
Vuoi lasciare un tuo messaggio per i nostri lettori?
Educhiamo i nostri figli, i bambini, i piccoli, i giovanissimi alle “cose” davvero importanti. Una sola persona cambia il mondo, tutto il resto può aspettare.