Riflessioni di una mamma musicoterapista

Già altrove abbiamo accennato al ruolo della musica nell’homeschooling.
Ora una mamma musicoterapista riflette sulle relazioni fra il proprio percorso formativo e la strada che sta intraprendendo con la sua piccola: l’istruzione famigliare.

Guardandomi indietro e riflettendo sul mio personale percorso di vita, solo ora riesco a dare un significato più ampio a tutta una serie di esperienze e scelte che mi hanno portata ad essere quella che sono. E forse ci riesco solo ora perchè mi trovo in un momento molto delicato, quello che mi mette nella posizione di fare scelte molto importanti per mia figlia cercando il più possibile di usare la mia esperienza personale per accompagnarla rispettando la sua natura senza farmi condizionare dal mio vissuto.

E’ capitato più volte, nell’arco della mia vita, di sentirmi “strana” o “sbagliata” giacchè particolarmente emotiva.
Penso che questo abbia influito sulle mie scelte e che il percorso di studi di musicoterapia, a cui sono approdata già in età adulta, mi abbia concesso i mezzi utili per la riscoperta del lato positivo ed utile di questa mia emotività.
Come me parecchie persone vengono spesso etichettate come persone “troppo” emotive e credo sia il caso di domandarsi da cosa dipenda il fatto di essere più o meno sensibili agli eventi e se è davvero da considerare qualcosa di sbagliato o negativo, oppure qualcosa da elaborare ed incrementare poichè utile per la crescita personale ed intellettiva.
L’esperienza formativa di musicoterapia mi ha dato la possibilità di aprire un canale di auto-analisi che mi ha reso più consapevole delle mie sensazioni, mi ha aiutata a dare un nome al sentimento che mi spinge alla relazione d’aiuto, e vale a dire l’empatia.
Durante la formazione ho avuto la possibilità di trovare i mezzi per tentare di conoscere e riconoscere le mie emozioni per poterle sfruttare e plasmare non solo per un accrescimento personale, ma anche e soprattutto per tentare di diventare facilitatore della comunicazione.
Attraverso lo studio della musicoterapia, ho imparato a riconoscere e  rivalutare tutta quella gamma di emozioni che, forse solo perchè non mi era stato dato lo spazio e il tempo per una elaborazione personale e profonda, spesso avevo vissuto come pesante o ingombrante, ma che, in realtà, è un bagaglio prezioso, un mezzo indispensabile non solo al raggiungimento di un equilibrio emozionale personale, ma anche e soprattutto per rafforzare e migliorare le proprie capacità di socializzazione e relazione, fondamento indispensabile nell’ambito non solo della terapia, ma anche della quotidianità, nel mio caso soprattutto ora che ho deciso con la mia famiglia di intraprendere un percorso di istruzione parentale.
La musica può assumere connotati di “lente di ingrandimento”, può divenire amplificatore delle emozioni e delle sensazioni, un mezzo per imparare a riconoscere, identificare e comprendere anche quelle altrui.
Le esperienze musicali affiancate ad esperienze ludiche e relazionali, fatte fin dalla più tenera età, con il supporto di quelle che sono chiamate figure d’attaccamento, possono facilitare l’apprendimento, lo sviluppo delle capacità cognitive nonchè le doti relazionali dell’individuo.
La musicoterapia mi è stata utile in quanto mi ha facilitato nella mia personale ricerca di ristabilire un contatto con la mia emotività, per poterla accettare ed in questo modo anche governare. Ma è diventata anche un mezzo utile per allenarmi all’empatia che diventa un requisito fondamentale nella comunicazione con gli altri ed ancor di più ora che sono un genitore che cerca di entrare sempre più in comunicazione con il proprio bambino.
Attraverso la musica, il canto, il gioco ed altre attività ludiche e piacevoli io genitore (ma se vogliamo parlare più in generale questo vale per ogni figura di attaccamento) ho la possibilità di favorire il mio bambino, fornendogli l’indispensabile “nutrimento emozionale“. In questo modo, oltre ad essere stimolato cerebralmente, avrà la possibilità, attraverso i suoni e la musica, di vedere e percepire le emozioni vissute e sperimentate da noi genitori.
Crescere in un contesto familiare che favorisca l’espressione delle personali risposte emotive, che aiuti il bambino ad imparare a conoscere e riconoscere l’intera gamma di emozioni e sensazioni, molto probabilmente lo aiuterà a divenire una persona emozionalmente equilibrata e naturalmente empatica più di chi, al contrario, crescendo con l’esempio di persone che per convenzione o regole imposte tendono a contenere e reprimere le proprie emozioni, faticheranno ad accettare le proprie risposte emotive, ed avranno probabilmente difficoltà di relazione.

Ora che sono madre e che mi accingo ad intraprendere questo percorso di vita a fianco di mia figlia riesco a comprendere ancora più a fondo che la musicoterapia ha la possibilità di utilizzare il potenziale emotivo ed evocativo della musica per favorire la comunicazione emotiva fra genitore e bambino, creando spazi che diano la possibilità all’adulto di lavorare su se stesso e nello stesso tempo divenire egli stesso una fonte di educazione emotiva per il proprio piccolo, favorendo non solo la sua crescita intellettiva attraverso stimoli sonori, ma anche la sua predisposizione all’empatia, per fare in modo che possa, attraverso il flusso di emozioni che lo avvolgeranno e coinvolgeranno, gettare le basi di quella che sarà la sua coscienza di sè e del proprio essere.

Daniela Benetollo, musicoterapista

dalla tesi di laurea: “Il linguaggio delle emozioni nella pratica musicoterapica”, di Daniela Benetollo
Corso di Musicoterapia dell’Università Europea Jean Monnet di Bruxelles
Anno accademico 2007/2008
Triennio 2005/2008

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