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Dem Rektor war es ein inniges Vergnügen gewesen, diesen von ihm geweckten, schönen Ehrgeiz zu leiten und wachsen zu sehen. Man sage nicht, Schulmeister haben kein Herz und seien verknöcherte und entseelte Pedanten! O nein, wenn ein Lehrer sieht, wie eines Kindes lange erfolglos gereiztes Talent hervorbricht, wie ein Knabe Holzsäbel und Schleuder und Bogen und die anderen kindischen Spielereien ablegt, wie er vorwärtszustreben beginnt, wie der Ernst der Arbeit aus einem rauen Pausback einen feinen, ernsten und fast asketischen Knaben macht, wie sein Gesicht älter und geistiger, sein Blick tiefer und zielbewusster, seine Hand weißer und stiller wird, dann lacht ihm die Seele vor Freude und Stolz. Seine Pflicht und sein ihm vom Staat überantworteter Beruf ist es, in dem jungen Knaben die rohen Kräfte und Begierden der Natur zu bändigen und auszurotten und an ihrer Stelle stille, mäßige und staatlich anerkannte Ideale zu pflanzen. Wie mancher, der jetzt ein zufriedener Bürger und strebsamer Beamter ist, wäre ohne diese Bemühungen der Schule zu einem haltlos stürmenden Neuerer oder unfruchtbar sinnenden Träumer geworden!
Es war etwas in ihm, etwas Wildes, Regelloses, Kulturloses, das musste erst zerbrochen werden, eine gefährliche Flamme, die musste erst gelöscht und ausgetreten werden. Der Mensch, wie ihn die Natur erschafft, ist etwas Unberechenbares, Undurchsichtiges, Gefährliches. Er ist ein von unbekanntem Berge herbrechender Strom und ist ein Urwald ohne Weg und Ordnung. Und wie ein Urwald gelichtet und gereinigt und gewaltsam eingeschränkt werden muss, so muss die Schule den natürlichen Menschen zerbrechen, besiegen und gewaltsam einschränken; ihre Aufgabe ist es, ihn nach obrigkeitlicherseits gebilligten Grundsätzen zu einem nützlichen Gliede der Gesellschaft zu machen und die Eigenschaften in ihm zu wecken, deren völlige Ausbildung alsdann die sorgfältige Zucht der Kaserne krönend beendigt.
(Hermann Hesse, Unterm Rad, Suhrkamp Verlag, S. 46-47)
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Per il rettore era una grande gioia veder crescere e poter dirigere questa bella ambizione da lui svegliata. Non si dica che gli insegnanti di scuola non abbiano un cuore e che siano pedanti sclerotizzati e senza anima! O no, se un insegnante vede come esce il talento a lungo stuzzicato senza successo di un bambino, come un bambino mette via la spada di legno e l’arco e gli altri giochi infantili, come inizia a sforzarsi di progredire, come la serietà del lavoro trasforma un paffutello rude in un ragazzo fine, serio e quasi asceta, come la sua faccia diventa più vecchia e più intellettuale, il suo sguardo più profondo e determinato, la sua mano più bianca e calma, allora gli ride il cuore dalla gioia e dalla fierezza. Il suo dovere e il suo mestiere datogli dallo stato è di contenere e estinguere le rudi forze e voglie della natura in un bambino e di piantare al loro posto ideali calmi, moderati e riconosciuti dallo stato. Come alcuni che adesso sono cittadini felici e impiegati ambiziosi, sarebbero diventati degli innovatori irrefrenabilmente avanzanti o dei sognatori infruttuosamente pensanti senza queste fatiche della scuola!
C’era qualcosa in lui, qualcosa di selvaggio, senza regole, senza cultura, che doveva essere spezzato, una fiamma pericolosa che prima doveva essere spenta e calpestata. L’uomo come viene fatto dalla natura è qualcosa di imprevedibile, non trasparente, pericoloso. È una tempesta che viene da montagne sconosciute ed è una foresta senza strada e ordine. E come una foresta deve essere diradata e pulita e contenuta con forza, così la scuola deve spezzare l’uomo naturale, deve sconfiggerlo e limitarlo con forza; il suo compito è di trasformarlo in un membro utile della società secondo dei principi accettati dalle autorità e di svegliare in lui le proprietà la cui formazione intera viene completata e coronata nell’allevamento attento della caserma.
(Hermann Hesse, Sotto La Ruota, Suhrkamp Verlag, Pag. 46-47)
(Tradotto dal Tedesco da Marco Leali)
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