L’incontro con Arno e André Stern a Belluno mi ha lasciato diversi messaggi, oltre ad una carica esplosiva di energie positive.
Cercherò di sintetizzare in poche frasi le idee principali che mi sono rimaste da questa straordinaria giornata (in italico le frasi che si possono far risalire ad André Stern e che mi sono appuntata durante la conferenza). Seguirò un ordine personale, in base a ciò che mi ha colpita di più:
- Ci vediamo oggi con gli stessi occhi che sono stati posati su di noi quando eravamo bambini. E con questi occhi guardiamo i nostri figli.
I giudizi, i pregiudizi, i divieti, le imposizioni che ci hanno condizionati da piccoli sono ancora presenti, ma in modo subdolo: senza che ce ne accorgiamo, influenzano il nostro agire, persino il nostro modo di essere genitori e il nostro rapporto con i figli. E’ necessaria una presa di coscienza accompagnata da un lavoro costante su di noi per uscire da questa gabbia.
I nostri figli diventano come noi li vediamo.
Che responsabilità abbiamo sul groppone!!! - Fiducia è il messaggio che André Stern ha voluto lasciarmi in un veloce autografo. Come fa a sapere che ne ho bisogno?
Ma è qui la chiave di volta per cominciare a guardare a noi stessi e ai nostri figli con occhi nuovi. E’ necessario un nuovo modo di guardare all’infanzia.
Una volta si pensava che il bambino fosse il punto zero dello sviluppo. E per “sviluppo” si intendeva un passaggio graduale dal meno al più, dal peggiore al migliore, dal piccolo al grande, dall’incompleto al completo, ecc.
In cima a questo “sviluppo” stava l’adulto. Alla sua base, il bambino.
Oggi le neuroscienze insegnano che i bambini vengono al mondo con un potenziale straordinario, di molto superiore a quello che un adulto può immaginare. A seconda dell’ambiente in cui il bambino vive (foresta vergine vs. città di Belluno), poi egli sviluppa alcune di queste potenzialità e perde le altre. E man mano che cresce ne perde altre. E ancora ne perde, e perde, e perde, e perde … finché ciò che resta è … l’adulto!
Sì, crescere, diventare adulti, significa specializzarsi, cioè sviluppare alcune competenze e trascurarne altre. E questo implica la perdita di molte potenzialità.
Questo nuovo sguardo sull’infanzia, André Stern l’ha sviluppato in quella che ha chiamato l’ “Ecologia dell’infanzia“. Esiste un bel video di Barbara Arduini che presenta brevemente questo concetto; lo trovate a questo link nel canale youtube di LAIF.
- Entusiasmo, è quasi un mantra.
Sì, perché l’entusiasmo ci mette le ali, ci rende geniali.
Le neuroscienze dimostrano infatti che grazie all’entusiasmo si genera un cocktail di neurotrasmettitori neuroplastici che agiscono come un fertilizzante del cervello (l’unico problema può essere quello che ciò che ci interessa non è riconosciuto come significativo dalla società. Ma questa è un’altra storia).
Il nostro cervello non è ottimizzato per salvare delle informazioni, ma lo è per la risoluzione dei problemi. Un’informazione viene memorizzata solo quando sono attivati i nostri centri emozionali.
Infatti nessuna pedagogia si basa su cose o problemi che non ti interessano. - Ti amo perché sei come sei e non perché corrispondi alle mie aspettative.
Alla fine dalla conferenza, insieme ad un gruppetto di soci/e tra cui la Vicepresidente Giulia e la referente per Belluno Morena, abbiamo avvicinato André e gli abbiamo parlato di LAIF. La sua reazione è stata di simpatia immediata e di incoraggiamento.
Per me e mio figlio, come per altre socie, l’incontro con Arno e André Stern ha voluto dire partire al mattino (nel mio caso dopo il lavoro) e rientrare a casa alle 0,30 del giorno dopo; un’esperienza fatta di autostrada, caldo, fatica, ma anche e soprattutto di sorrisi, risate, chiacchiere, incontri, scambi di “grazie”, e ancora, davvero, un pieno di vitalità e una grande spinta alla riflessione e al lavoro personale su di sé.
Nunzia Vezzola
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