Istruzione parentale ed accertamento: s’è detto anche in altre circostanze che la scelta di istruire i propri figli in ambito familiare, prima di essere una scelta di libertà, è un atto di responsabilità.
Ne deriva che noi genitori siamo tenuti a dare risposte. A chi dobbiamo rispondere? Ai nostri figli, perché è un loro diritto essere messi nelle migliori condizioni per apprendere, ed alla comunità perché è comunque il contesto in cui viviamo ed è l’entità che ha sancito tale diritto e che attribuisce nello stesso tempo il dovere ai genitori di rispettarlo e di metterlo in atto.
Tutto sembrerebbe lineare e senza intoppi.
Per chi ha scelto di fare istruzione parentale, nei vari modi che non siano la “scuola a casa”, l’intoppo più insidioso ora è costituito da una certa lettura burocratica e semplicistica dell’art. 23 del D.L. 62/2017.
Nell’incontro a Brendola alle porte di Vicenza è stata posta una domanda: c’è una legge o un articolo che vi si può opporre in maniera risolutiva ed immediata?
La risposta che il presidente di LAIF ha dato è stata in questi termini: non c’è una legge o un articolo che possa sortire inequivocabilmente ed automaticamente questo effetto.
Vi è un percorso coerente e logico, attraverso diverse norme di vario posizionamento gerarchico, che transita anche dal D.M. stesso, che consente di sostenere logicamente la tesi e la pratica secondo le quali la famiglia ha il diritto di poter essere sottoposta ad accertamento con modalità affatto diverse dall’esame scolastico canonico.
Anche in questi due anni si sono verificate pratiche in diverse parti d’Italia che ne comprovano la sostenibilità.
Lo snodo dell’esame scolastico di idoneità “obbligatorio” (?!) è decisivo per le sorti dell’istruzione parentale in Italia.
Questo fenomeno, come ben ha rappresentato LAIF in un suo documento fondante, è sfaccettato e ricco e la “scuola a casa” è una delle tipologie di approccio possibile, solo ad essa risulterebbe coerente il suddetto esame.
Naturalmente lo stesso dicasi per ogni caso in cui la famiglia ritenga che l’esame sia opportuno, per motivi che per se stessa, ritenga validi.
Assumere come scontato ed inappellabile questo supposto obbligo significherebbe rinnegare un percorso, se non abbandonarlo per immettersi in un altro definito dalla scuola con tutto il corollario di considerazioni conseguente.
Ecco quindi la necessità di un impegno costruttivo per fornire proposte ed ipotesi potenzialmente risolutive che possano risultare accettabili e soprattutto concettualmente e legalmente coerenti per un’azione sostenibile per coniugare istruzione parentale ed accertamento.
Come ha ribadito la vicepresidente Giulia Pecis Cavagna, LAIF su questo campo c’è, ed ha varato una iniziativa che vuole coinvolgere le istituzioni in una fase sperimentale all’insegna del dialogo e di una dialettica progettuale.
Nell’incontro a Brendola è emerso come l’esame canonico, solo in rari casi, è risultato consono e proficuo.
E’ emerso altresì come anche dal mondo homeschooler si sia assunto con facilità il postulato “l’esame purtroppo è diventato obbligatorio”, il che sta indirizzando questo fenomeno su terreni di scarsa fertilità, nei quali sono destinate a crescere forti frustrazioni ed impoverimenti degli intenti originari.
L’osservatore attento, non potrà che rimarcare l’importante occasione mancata.
L’istruzione famigliare è una opportunità liberale, democratica, solidale e spiritualmente elevata, per gli individui, per la società e l’ambiente nel suo complesso.
Torneremo su questo tema perché come la storia e la vita insegnano, le azioni più potenti di cambiamento sono l’educazione e l’istruzione.
A Brendola sono convenute con LAIF numerose famiglie che hanno deciso di essere, con un impegno concreto, parte del cambiamento.
Sergio Leali
Salve,
mi complimento per l’articolo, l’impegno istituzionale e la sfida educativa che abbraccia l’Associazione.