Cartellino rosso per 39 scuole paritarie; una riflessione sulla linea di LAIF

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Una notizia di questi giorni è passata molto in sordina, ma tra per le famiglie in istruzione parentale in Italia è degna di essere fatta oggetto di attenta riflessione: a 39 scuole non statali è stata revocata la qualifica di “paritaria”. L’ambito è quello della verifica e della ricerca del fenomeno degli “esamifici”. Luigi Gallo, presidente della VII Commissione Cultura della Camera, su Facebook: “Sono stati prodotti 39 decreti di revoca alle scuole paritarie finte”. (fonte: Orizzonte scuola).

Non vogliamo fare allarmismi, ma è doveroso soffermarci un attimo su alcuni pensieri.

Molti, nel  mondo dell’homeschooling,  hanno individuato nella strategia delle “scuole ombrello” (altrimenti dette scuole “friendly”) la via per risolvere la questione dell’esame di idoneità all’anno successivo.

Pur premettendo che certamente non siamo di fronte in questi casi a tale categoria di istituti (salvo prova contraria), non è improprio ipotizzare che vi sarà una particolare attenzione da parte del MIUR  rivolta a quelle scuole private che attribuiscono attestati (magari in quantità significative) a soggetti esterni.

Essendo il tema dell’accertamento indubbiamente centrale, in questa fase storica dell’istruzione parentale in Italia appare sempre più opportuno che venga affrontato come tale.
Infatti, per poter consentire un futuro alle varie possibilità di metterla in atto, oltre la tipologia della “scuola a casa”, è necessario che venga riconosciuta la specificità e la qualità dei vari percorsi e che questo riconoscimento si riverberi anche nel momento dell’accertamento da parte delle autorità, dirigenti e sindaci. Senza questo passaggio, la strada verso “l’homeschooling col grembiulino” sarà sempre più spianata con buona pace  degli ideali, degli entusiasmi  e delle aurore dorate immaginate per i nostri figli.

LAIF, sin dalla sua nascita, ha individuato qui il terreno di maggior impegno per la rivendicazione della piena dignità dell’homeschooling.
Non abbiamo privilegiato la via delle “scuole ombrello” perché è una soluzione troppo “all’italiana”
, che induce ad una pratica tendente all’esagerazione, la quale poi per contrappeso fa scaturire un’esagerazione opposta. Tutto poi diventa ulteriormente più rigido ed insensato.

La strada del dialogo e della dialettica progettuale con le istituzioni per individuare delle modalità consone di accertamento è quella che può creare una piattaforma di agibilità per le famiglie per una pratica sufficientemente serena della propria scelta.
Al momento attuale, possiamo affermare senza timore di smentita che fra i nostri soci si sono registrate numerose situazioni in cui il dialogo, l’avvicinamento reciproco, l’informazione documentata hanno portato ad esiti almeno soddisfacenti, se non importanti.
Occorre per questo che troviamo la forza di mostrarci con il bagaglio di cose positive che come famiglie certamente abbiamo costruito e che stiamo costruendo con questa esperienza. Occorre che siamo, noi per primi, fiduciosi, consapevoli e convinti dell’alto valore umano, civile, sociale della scelta di cui siamo protagonisti. Occorre che non ci aspettiamo che i nostri interlocutori ne siano a conoscenza. Occorre che siamo disposti ad investire tempo ed energie nell’incontro e nell’esposizione serena di questi alti valori. Occorre che crediamo che una soluzione soddisfacente per tutti è possibile, e che questa non è l’esame scolastico imposto.

A volte il rifugio nella “scuola amica” può essere l’opzione obbligata per qualche ragione particolare che le famiglie possono avere, ma è compromettente che si consolidi come modalità diffusa e quasi unica. E’ quello che sta avvenendo, ma il meccanismo comincia a mostrare segni di usura e di dubbia durata.

Su queste tematiche siamo intervenuti più volte ed abbiamo evidenziato i gravi rischi legati a questa situazione che stiamo correndo. Può essere sembrata la strada più facile, ma un traffico molto intenso può causare incidenti  come quelli che già si sono verificati.

LAIF si sta ulteriormente attivando con progetti  e proposte rivolte a dirigenti, sindaci ed a soggetti coinvolti a vario titolo nel fenomeno istruzione parentale in Italia, perché innanzi tutto si porti l’attenzione sulle caratteristiche fondamentali di ciò che le famiglie stanno facendo e che da lì scaturiscano atteggiamenti e pratiche più consone e consequenzialmente logiche da parte di tutti.

Fare la scelta dell’homeschooling oggi in Italia significa anche trovarsi di fronte alla soluzione di questo problema, che innanzi tutto deve essere rappresentato come tale. Sembra paradossale, ma il fatto che si sia dato per scontato che l’esame “purtroppo è diventato obbligatorio”, dopo un certo schiamazzo nella primavera del 2017, ha generato all’interno delle istituzioni la percezione che le cose si siano assestate e che tutto fili liscio; per cui il problema non c’è. Se il problema non c’è, non ha ragione di esistere la sua soluzione. A tal proposito si vedano i resoconti dei nostri incontri con i vari uffici scolastici.

Fare homeschooling oggi in Italia, come anche in altri Paesi, vuol dire anche occuparsi di questi aspetti;  può certamente essere un po’ scomodo, ma se le istituzioni non sentono la voce delle famiglie, non possiamo pensare che la situazione possa cambiare in meglio.  Senza accorgercene, stiamo scivolando, a livello generale, verso un “homeschooling con il grembiulino” e, come disse Edoardo Bennato, in fila per TRE.

Sergio Leali

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