Il Venerdì di Repubblica parla di unschooling

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Sul settimanale “Il Venerdì di Repubblica”  n°1650 del 1 novembre 2019 è stato pubblicato un articolo a firma di Giulia Villoresi  dal titolo “Adulti no grazie Impariamo da soli”.
Prendendo spunto dalla fresca uscita di un libro per la casa editrice Terra Nuova dell’autrice Elena PifferoIo imparo da solo” che tratta il fenomeno dell’Unschooling, porta all’attenzione dei lettori alcuni temi  fondamentali  dell’istruzione parentale.

Significativo è il fatto che sia ora disponibile anche in Italiano un testo che porta alla luce una delle modalità dell’homeschooling più ricche e nello stesso tempo più difficili da accettare dall’opinione comune.

La casa editrice Terra Nuova, che da anni con particolare impegno si sta muovendo sul  campo della ricerca dell’innovazione  in vari ambiti, ha individuato nell’approfondimento culturale degli argomenti dell’educazione e dell’istruzione una delle linee principali della propria azione editoriale.

Terra Nuova con questo titolo da un significativo contributo all’avanzamento della soglia conoscitiva in Italia in merito all’unschooling in particolare.

Il lavoro di Elena Piffero che si colloca come una novità in Italia rende accessibile una materia che fino ad ora ha una sua letteratura soprattutto all’estero ed in Paesi di lingua inglese. Questo è un passo importante perché buona parte delle difficoltà che sta incontrando l’istruzione parentale in Italia sono legate alla scarsa conoscenza  di questa realtà.
Un contributo serio e fondato come il libro di Elena Piffero potrà avvicinare due mondi, quello delle istituzioni e quello delle famiglie che con l’impegno che conosciamo stanno costruendo  strade nuove per l’istruzione e l’educazione delle giovani generazioni, attuali e future.

Ecco alcuni stralci del lungo articolo de Il Venerdì di Repubblica.

… Esistono davvero bambini che  non vanno a scuola? Sì, sono previsti dalla maggior parte dei sistemi educativi occidentali e nei Paesi anglofoni sono in costante aumento. Negli Stati Uniti, per esempio, in 10 anni il loro numero è cresciuto di oltre il 60% e oggi si attesta intorno ai due milioni. …

Poi però c’è anche la scelta più radicale: l’unschooling. Qui la definizione di cosa, come e quando imparare è totalmente lasciata ai bambini. Con quali risultati? Secondo un recente studio del National Home Education Research Institute (l’istituto di ricerca americano sull’educazione parentale) i punteggi raggiunti dagli unschooler nei test standardizzati sono in media più alti di quelli dei loro compagni scolarizzati. 

Elena Piffero …: “Oggi sappiamo che l’unschooling offre infinite possibilità per lo sviluppo cognitivo e relazionale. Per cui, se si vuole avviare un dialogo serio sull’educazione dei bambini, argomento urgente e cruciale, non si può escludere questa prospettiva.”

Il fatto che fuori dalla scuola le informazioni siano per così dire allo stato grezzo costringe i bambini a lavorarci su, a metabolizzare, ad affrontare le contraddizioni in modo più intenso che nello studio formalizzato. Ecco perché gli unschooler di solito leggono molto, sono creativi, empatici e hanno grandi capacità di concentrazione e nel problem solving. Prova ne sia che università com Harvard, Stanford, Yale, Princeton, il Massachussets Institute of Technology riservano una quota di iscrizione a ragazzi che non sono entrati nel sistema dell’istruzione.

Sergio Leali

LAIF sta approcciando la casa editrice per studiare una convenzione per i soci che consenta l’acquisto del testo a prezzi agevolati.

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