Homeschooling alle superiori

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Anche in Italia ci sono ragazzi che hanno fatto homeschooling alle superiori.
Come i miei figli: uno sta concludendo il percorso, l’altro si trova nel bel mezzo.

È lecito? Eccome!

Ma come funziona?

Fino a 18 anni è considerata istruzione parentale; dalla maggiore età i ragazzi sono privatisti, cioè, in caso di esame, candidati esterni.
In altre parole: fino a 18 anni la famiglia è tenuta a presentare la dichiarazione di istruzione parentale, come al solito, al Sindaco o al Dirigente Scolastico di riferimento. Questo aspetto, non meglio definito dalla normativa, apre spesso dibattiti su chi sia il Dirigente Scolastico di riferimento per le superiori (tanti comuni non hanno una scuola superiore, alcuni ne hanno diverse, ecc.).
Noi e altre famiglie abbiamo continuato a presentare la dichiarazione al Dirigente Scolastico dell’Istituto comprensivo presso il quale si trova il fascicolo del ragazzo.
In caso di dubbio, il sindaco è una buona soluzione.

È obbligatorio sostenere gli esami ogni anno?

Una lettura attenta delle leggi vigenti consente di affermare che non lo è, né alle superiori, né per gli altri gradi di istruzione.

Chi vuole conseguire il diploma di maturità, deve però ottenere il cosiddetto credito scolastico: il punteggio derivante dalla media dei voti alla conclusione della classi terza, quarta e quinta superiore; per chi fa homeschooling alle superiori, questo punteggio deriva della media dei voti (in tutte le materie) degli esami di ammissione rispettivamente alle classi quarta, quinta e all’esame di maturità (chiamato anche esame preliminare).

Riassumendo, alle superiori l’esame di ammissione è necessario solo per chi vuole sostenere l’esame di maturità in Italia e soltanto nel  triennio finale, perché concorre alla formazione del punteggio del voto di maturità.

In tutti gli altri casi è inutile (oltre a non essere obbligatorio). In particolare, nel primo biennio, si può tranquillamente evitare di sostenere l’esame scolastico, sia che si faccia la maturità, sia che vi si rinunci.
I miei figli hanno entrambi fatto apprendimento libero (unschooling) alle superiori, senza mai sostenere esami di idoneità, anche dopo l’entrata in vigore del D.L. 62/2017.

Chi attribuisce il punteggio del credito scolastico?
Sulla base di quali criteri?

Il credito scolastico viene attribuito dal consiglio di classe; nel caso di candidati esterni, il punteggio viene attribuito dal consiglio di classe innanzi al quale i ragazzi sosterranno l’esame preliminare.
Il riferimento per questa operazione è una tabella di corrispondenza, allegata al D.L. 62/2017, che indica la fascia di attribuzione del credito, lasciando perciò spazio di manovra al consiglio di classe. Quest’ultimo infatti, può tener conto (o non tenerne) di eventuali attività extrascolastiche svolte dal candidato (attività di volontariato o socio-assistenziali, partecipazione a progetti, ecc.). Un candidato con la media del 7, per esempio, all’esame preliminare può vedersi attribuire 11 punti, oppure 12, a seconda che abbia o meno delle attività extrascolastiche nel proprio curriculum.
Chi fa homeschooling alle superiori, inoltre, non ha il voto di condotta: è pertanto un po’ svantaggiato rispetto ai coetanei che vanno a scuola, perché di solito quello migliora la media!

Il credito scolastico è molto importante perché rappresenta il 40% del voto conclusivo della maturità che è infatti il risultato della somma del credito formativo con i punteggi derivanti dalle valutazioni delle singole prove scritte e del colloquio orale.
Ecco perché si può accedere all’esame di terza media (esame conclusivo del primo ciclo di istruzione) senza avere voti di ammissione, ma non si può fare lo stesso per la maturità¹.

Quando si possono sostenere gli esami di ammissione per avere il credito formativo?

Prima di fare la maturità.
Si può chiedere di accedere agli esami intermedi anno per anno oppure contestualmente alla richiesta di esame di maturità.

Sul sito del Ministero si trovano ulteriori informazioni su scadenze e adempimenti per i candidati esterni.


di Nunzia Vezzola

Articolo già pubblicato sul sito del bambino naturale, nella rubrica “Io faccio homeschooling” a questo link.

26 commenti su “Homeschooling alle superiori”

  1. Buongiorno,
    Chiedo un chiarimento. Se uno vuole rientrare nel percorso scolastico dopo il primo anno di homeschooling alle superiori, la scuola scelta è obbligata a ricevere l’iscrizione per l’anno successivo? E anche ad accettare di fare gli esami?
    Grazie

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  2. Ciao, abito a Firenze e per come si sta mettendo la situazione “vaccinale” credo che mio figlio che deve iniziare le superiori, farà poca “scuola”. Vorrei sapere se siete una rete nazionale o solo dove avete la sede. Grazie.

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  3. Salve sono la mamma di 2 ragazzi, la prima dovrà frequentare il terzo superiore (amministrazione finanza e marketing indirizzo informatico) l’altro dovrà frequentare la seconda elementare e visto la situazione riguardante le vaccinazioni volevo se possibile avere qualche info su homeschooling mi trovo in provincia di Roma. Grazie

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  4. Buongiorno mio figlio dovrebbe iniziare il primo scientifico e visto che trovo paradossale dover munirlo di un ulteriore documento per fare quello che la nostra costituzione ci dice si possa fare vorrei sapere se nel Lazio ed in particolare su Roma siete presenti ? Grazie mille

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  5. Salve chiedo informazioni sulla provincia di Milano Sud di Milano Paullese. Per una figlia di 3 media , un’altra figlia 3superiore socio sanitario e il figlio 4 superiore professionale impianti elettrici. Se qualcuno mi può rispondere grazie.

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  6. buongiorno, anch’io ho un figlio in homeschooling (liceo scientifico); noi siamo in homeschooling dall’inizio della pandemia. Per problemi familiari (suocera gravemente malata, ora non c’è più) e logistici non abbiamo fatto l’esame di seconda superiore quest’estate. Vorrei iniziare a prendere contatto con scuole o istituti (non pubblici, me l’hanno sconsigliato, pare siano prevenuti) per preparare gli esami (o almeno concordare un programma di massima). Avete qualche nome? Grazie in anticipo.

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    • Ciao Giovi.

      LAIF ha riflettuto a lungo e ripetutamente sul tema delle scuole paritarie per gli esami e sull’opportunità o meno di fornire nominativi di scuole.

      La scelta è stata sempre quella di non stilare elenchi di “scuole amiche”, per tanti motivi:
      – perché è impossibile farne una classifica oggettiva secondo un criterio condiviso;
      – perché la situazione nelle scuole è in continua evoluzione (i DS/docenti cambiano con sorprendente frequenza, come anche i prezzi e le tariffe);
      – perché il sistema delle “scuole amiche” rischia di non avere un grande futuro, e, anzi, di crearci qualche problemino;
      – perché eticamente non ci pare corretto sottostare ad una logica mercantilistica e di mercificazione dell’istruzione (che è un ulteriore bavaglio alla libertà di scelta)
      – perché riteniamo necessario che si intavoli invece un dialogo con la realtà territoriale, per aumentare l’informazione e la consapevolezza
      – perché riteniamo che chiuderci al confronto possa inasprire i pregiudizi, il sospetto e l’incomprensione; ciò sarebbe deleterio per la sopravvivenza stessa dell’Istruzione parentale.

      L’essere riconosciuti e trattati con serenità è un diritto da rivendicare e conquistare nell’ambito di tutto il sistema dell’istruzione (siamo o no pionieri?).
      Se oggi alle elementari la via risulta relativamente spianata è grazie alle famiglie che hanno fatto da apripista in passato.

      LAIF crede nella necessità di creare consapevolezza nelle famiglie e nelle scuole; per questo mette a disposizione alcuni strumenti, che richiedono partecipazione, studio, approfondimento, condivisione.
      Preferiamo investire le nostre energie su questo fronte, che riteniamo costruttivo per tutti, piuttosto che risolvere il problema dell’esame di Tizio quest’anno e poi ritrovarci nel pantano l’anno prossimo.

      Ovviamente, in casi estremi, consigliamo la strada realisticamente più percorribile, che può anche essere la “scuola amica”, ma solo dove è veramente necessario.
      E spero proprio che non sia il tuo caso.

      Un caro saluto.
      Nunzia

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      • Buonasera e grazie per la risposta. In teoria concordo con la vostra visione. Ma da quanto so c’è ancora molta diffidenza verso l’homeschooling. Sembra quasi di giocare al lotto, capiteremo bene o no? Proprio qualche giorno fa sotto al post di un insegnante sul tema bullismo, un altro professore ha scritto “sì, lo so, adesso va di moda la scuola parentale, li vedo questi ragazzi che arrivano come privatisti, saranno anche preparati ma nessuno mi toglie dalla testa che sono strasfottenti e senza nessuna umiltà”. Non è un bel segnale. Noi per ora andiamo avanti sereni con lo studio, speriamo in prossimi chiarimenti.

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        • D’accordo, Giovi, c’è molta diffidenza!
          E’ vero anche però che la diffidenza nasce dalla mancanza di conoscenza e dalla paura, la quale a sua volta si alimenta con la scarsità di dialogo e di occasioni di incontro. Non è nascondendoci che facciamo bene all’istruzione parentale, ma aprendoci al dialogo.
          Questa docente dice bene: “Nessuno mi toglie dalla testa …”: è vittima di una sua idea fissa, di un pregiudizio.
          Cosa può farle rivedere la sua posizione? Il fatto che i ragazzini homeschooler vadano tutti a fare l’esame nelle scuole private, alimentando un business milionario e spendendo a loro volta un sacco di quattrini, da figli di papà? Temo che questo non possa scalfire il pregiudizio espresso dalla docente, ma anzi, rischia di rafforzarlo.
          Secondo me, se vogliamo vivere una società che non ci vede come marziani, come fricchettoni “strafottenti e senza nessuna umiltà”, è molto importante parlare, dialogare, confrontarsi con serenità. Per il bene stesso dei nostri figli, affinché un domani non siano tacciati da “privatisti”, da “homeschooler”, da “no school”, ma perché possano vivere in una società che ha imparato a convivere con l’istruzione parentale.
          Il lavoro che si è proposto di fare LAIF va in questo senso, anche se non è la strada più semplice da percorre, nemmeno quella dove c’è il maggior consenso. Ma ci crediamo. E per questo ringraziamo tutti quelli che ci sostengono.
          Un saluto.
          Nunzia

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  7. Buongiorno, sono la mamma di una ragazza di 15 anni, con disabilità certificata da L. 104. Ha frequentato il primo anno di un istituto tecnico commerciale usufruendo dell’insegnante di sostegno che il neuropsichiatra del distretto sanitario ha autorizzato per tutti gli anni delle superiori. La mia domanda è questa: nel caso volessimo intraprendere l’homeschooling, oltre alla comunicazione al Sindaco e al Dirigente della scuola frequentata l’anno scorso e/o il Dirigente dell’Istituto Comprensivo di riferimento, dovremmo avvisare anche il neuropsichiatra del distretto dando anche la motivazione del nostro percorso? In questo periodo di particolare tensione vorrei capire se passare all’homeschooling per un soggetto certificato possa attivare segnalazioni ai servizi sociali. Grazie.

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    • Ciao Elena,
      Non è previsto che si debba avvisare anche il personale sanitario della scelta di istruzione parentale.
      Ma ciò non toglie che tu possa farlo se vuoi. Dipende dal rapporto che hai con questo neuropsichiatra.
      Un saluto.
      Nunzia

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  8. Buongiorno,mio figlio(18 anni) avrebbe dovuto iniziare la 4°liceo linguistico ma si è ritirato perché già stressato dalle disposizioni anticovid esasperate. Non vorrebbe però perdere l’anno,avremmo necessità di contattare qualcuno che ci introduca nel.mondo dell’homeschooling,grazie.
    Abitiamo in provincia di Milano zona sud-est

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  9. Ciao, avrei bisogno di alcune informazioni sull’istruzione parentale alle superiori.
    Mio figlio di 14 anni fa unschooling in prima superiore. In febbraio abbiamo mandato la dichiarazione annuale all’Ufficio scolastico regionale e al sindaco.
    Vorremmo evitare l’esame di fine anno e capire come è meglio muoversi.
    Dobbiamo aspettare che sia l”Ufficio scolastico a contattarci? E, in questo caso, cosa rispondere se ci richiedono l’esame?
    Grazie mille.
    Chiara

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      • Ciao, abbiamo inviato la dichiarazione all’Ufficio scolastico regionale, non provinciale, seguendo le indicazioni di amici che già lo avevano fatto.

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          • Quando abbiamo mandato la dichiarazione ci eravamo trasferiti da poco in un altro comune, così abbiamo chiesto alla dirigente della scuola media a chi inviarla: lei ha contattato direttamente l’Ufficio scolastico regionale e le hanno detto che potevamo inviarla a loro. Anche altre famiglie che conosciamo hanno fatto così. Comunque ti ringrazio per il link con la normativa, appena riesco lo leggerò.
            In ogni caso, quando sarà il momento di un confronto con la Scuola o Ufficio scolastico regionale, come ci consigli di comportarci?
            Grazie ancora.

          • Il fatto di sbagliare insieme, non significa che si stia facendo la cosa giusta.
            Vi suggerisco di regolarizzare la vostra posizione, dopo aver letto le norme ed aver acquisito le informazioni e la consapevolezza necessarie, anzi indispensabili.
            Poi, se e quando vi contatteranno, sarete preparati e avrete maturato la modalità in cui porvi.
            Anche per la questione esame, è richiesta molta preparazione e consapevolezza. Se vuoi, possiamo sentirci al telefono.
            Un saluto.
            Nunzia

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