Una conferma (semmai ce ne fosse bisogno) di quanto il gioco sia un potente strumento di apprendimento l’abbiamo trovata casualmente durante una visita alla Cartoteca storica delle Marche di Serra San Quirico (AN).
Condividiamo il testo di questo documento sulla storia del gioco dell’oca e di altri giochi analoghi e di come siano stati usati intenzionalmente per trasmettere informazioni e concetti in modo efficace e subliminale. Il gioco dell’oca ha avuto poi una grande fortuna ed è considerato persino un antenato di Risiko e Monopoli.
I giochi dell’oca: ovvero l’impiego didattico della cartografia
Per molto tempo, a partire dal mondo antico, la cartografia, fatta di immagini e parole, fu percepita come uno strumento promiscuo, non necessariamente geografico. Al contrario, era la geografia ad essere sfruttata per aiutare la memorizzazione delle informazioni associandole (cioè collocandole mentalmente dentro) a luoghi reali o immaginati.
Questo impiego della cartografia a scopo mnemonico lo si scopre molto spesso nei giochi di società impiegati per trasmettere, senza che i giocatori se ne rendessero conto, informazioni e istruzioni di carattere morale.
Nel 1463, per esempio, il filosofo, teologo, matematico e cartografo (fu autore di una delle prime carte d’Europa) Nicolò Cusano, vescovo di Bressanone, pubblicò un gioco simile alle bocce, il De ludo globi, cioè “il gioco della sfera”. Esso consisteva nel lanciare delle biglie non perfettamente sferiche (e quindi tendenti a un percorso no perfettamente lineare) su un tracciato di dieci solchi concentrici, cercando di raggiungere quello più interno.
Il percorso era simbolico e rappresentava il processo di avvicinamento cristiano alla salvezza dell’anima, ma il gioco fu normalmente praticato in ambienti laici e l’opera ristampata fino al 1565.
Un altro gioco geografico simile è il “gioco dell’oca”.
L’oca è un animale tradizionalmente considerato portatore di significati positivi; nella cultura popolare antica e moderna porta fortuna. I Romani, com’è noto, scoprirono l’attacco dei Galli grazie allo schiamazzo delle oche sacre del Campidoglio.
Contrariamente al significato che oggi le è collegato, in età rinascimentale l’oca veniva utilizzata per rappresentare la prudenza.
Il gioco dell’oca, progenitore di molti giochi con i dadi e di ruolo moderni, e persino di quelli strategici come Risiko e Monopli, ha molti secoli ma non li dimostra e fu anch’esso utilizzato spesso come strumento per impartire informazioni e per la veicolazione di valori morali, politici e ideologici attraverso un percorso in genere di 63 caselle, che deve presentare degli ostacoli da superare, come nella vita, con possibili scorciatoie e penalità, provocate dalla sorte. Il meccanismo consiste nell’usare i dadi e riuscire a raggiungere per primi la casella finale vincendo la partita.
La tradizione ufficiale vuole che questo gioco sia stato inventato in Italia nel XVI secolo alla corte dei Medici che ne avrebbero donato un esemplare a Filippo II di Spagna, determinandone la diffusione in Europa.
Nel 1597 fu infatti introdotto da John Wolffe in Inghilterra, assumendo anche la qualifica di “Reale” perché praticato a corte. Ma era usato anche nelle bettole e nelle osterie.
Nel XVII secolo fu utilizzato per insegnare la geografia e la cronologia universale grazie all’impiego delle ludicità.
Nel 1662 il Jeu des Princes de l’Europe era un gioco dell’oca utilizzato per promuovere le pretese espansionistiche francesi dopo la pace di Westphalia e consisteva in una mappa con alcune regioni europee da conquistare.
Anche i viaggi vengono utilizzati come modello.
Nel 1759 A Journey through Europe, or the Play of Geography, pubblicato a Londra, offre l’opportunità di giocare facendo del turismo da tavolino.
Ma nel 1933 il Reise der Deutschland (n.d.r.: più probabilmente Reise durch Deutshcland) adatta il pretesto del viaggio alla propaganda delle ambizioni espansionistiche del Terzo Reich e per celebrare la sua mitologia ruralista (presentando le regioni tedesche con personaggi caratteristici nei loro costumi).
In Italia, nello stesso periodo, veniva prodotta una versione dedicata alla cultura dei viaggi (Il giro del mondo) che ha anche una sua versione ispirata alla ideologia nazionalistica e centralista del fascismo (Din don. Tutte le strade portano a Roma, 1933). …