In questi giorni di quarantena forzata mi sto tenendo molto aggiornata sulla situazione contemporanea, sto leggendo molte più notizie di quanto non abbia mai fatto prima, visto che ritengo che stiamo vivendo in un periodo estremamente drammatico e di privazione.
Ma di cosa ci stiamo privando?
Il panorama che ho di fronte viene dalle notizie lette in rete (quelle del cosiddetto mainstream e quelle dell’informazione indipendente), dai messaggi che mi arrivano da amici, dai vari decreti, ordinanze etc. e da quello che si sta pensando per il futuro del nostro Paese.
Sono molte le privazioni in atto in questi giorni e molte altre stanno arrivando, a mio avviso.
Ma ora vorrei concentrarmi sull’aspetto che interessa i nostri lettori di LAIF: l’apprendimento e l’educazione.
La deriva verso il digitale forzato per tutti è semplicemente spaventosa
Sarò breve.
Ci stiamo privando certamente di tanto, tanto quanto ci serve alla vita semplice e gioiosa, sincera e naturale.
Non sembra più tanto di interesse la persona, le sue relazioni, la sua cultura e i suoi luoghi di appartenenza.
Non mi sembra di vedere grandi riflessioni che vertono su quello che ci può aiutare, quello che dovremmo coltivare per stare bene.
Sembra che si parli solo di come far fronte ad un problema e come sopravvivere ad una emergenza.
Ma questo non può andare avanti per molto. Non può la sopravvivenza essere il nostro unico focus.
Noi vogliamo vivere bene e soprattutto vogliamo crescere bene! E per fare questo non ci serve un computer.
Non solo la digitalizzazione viene spinta al massimo senza timori, ma tutto ciò sta avvenendo senza che nessuno reagisca minimamente, ma a voi sembra normale?
Vi sembra normale che la scuola debba essere portata avanti con il solo uso del computer?
Serve più informazione
Il problema secondo me è che il governo attuale sta largamente incentivando questo passaggio sottile verso una digitalizzazione troppo invasiva nelle nostre vite.
Vengono stanziati buoni per le famiglie per l’acquisto di computer, tablet, ecc. , ma non viene informata la cittadinanza sui rischi per la salute che stanno dietro all’uso di questi strumenti tecnologici per i bambini in età scolare.
Allo stesso modo, viene stanziato il bonus economico per chi ha una babysitter, ma mai è stato dato un supporto per le famiglie che si prendono pieno carico dell’istruzione dei propri figli, a volte con sacrifici, magari anche rinunciando ad uno stipendio.
In questo periodo di forte crisi del sistema scolastico, perché non viene presa seriamente in considerazione l’istruzione famigliare?
Alcune domande
Ed ora con queste domande vi lascio, sperando che qualcuno abbia voglia di cercare delle risposte. Queste sono le mie riflessioni sull’apprendimento al giorno d’oggi.
Perché non viene spronata la cittadinanza a prendersi la responsabilità dell’educazione dei propri figli? L’importanza della famiglia nella società contemporanea sembra del tutto dimenticata.
Perché non viene fatta informazione sulla facoltà dell’istruzione parentale, possibilità legalmente riconosciuta dalla nostra Costituzione e naturalmente centrale per la famiglia? Sembra che l’argomento non abbia appeal nelle direttive nazionali.
Perché non vengono supportate le famiglie, ad esempio dando loro un assegno per la scelta dell’istruzione parentale? La scelta dell’istruzione parentale è una soluzione estremamente economica e vantaggiosa per lo Stato, a mio avviso dovrebbe essere incentivata.
Phoebe Raye Carrara, mamma homeschooler, socia LAIF
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In questo periodo siamo stati vicino ai nostri amici, una famiglia di cui i tre bambini frequentano la scuola. La situazione è scandaloso, veramente.