L’homeschooling non coincide con la scuola parentale

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Non sono in pochi a pensare che l’istruzione parentale (homeschooling) sia una forma di scuola alternativa, svolta in ambito domestico, ad esempio una scuola paritaria o parificata, privata. O comunque una situazione in cui si riproduce il contesto scolastico per metodi, contenuti, tempi, approcci. Non è così: l’homeschooling non è una scuola parentale.

L’istruzione parentale, o homeschooling, è la scelta della famiglia di assumersi pienamente il diritto-dovere costituzionale di istruire ed educare i figli. E’ la decisione di provvedere all’istruzione ed all’educazione della prole in ambito famigliare: è la situazione in cui l’apprendimento avviene in famiglia e nella/e comunità di cui questa fa parte. Ciò non significa dentro alle mura domestiche, anzi! La famiglia è un gruppo sociale, a sua volta inserito in entità più grandi: il paese/quartiere, il sistema delle relazioni di cui essa fa parte, le amicizie e parentele più lontane, ecc.

L’istruzione parentale è chiamata appunto anche famigliare per sottolineare questa centralità del ruolo della famiglia.
Essa comporta, nella maggior parte dei casi, la rinuncia all’approccio standard, ad un percorso prevedibile e programmato dall’esterno, da un adulto, al quale il bambino/ragazzo deve semplicemente adeguarsi. A ciò si preferisce un percorso personale e diretto dal bambino/ragazzo accompagnato dalla sua famiglia; si tratta di una situazione in cui il ragazzo è, non solo al centro del processo, ma ne è l’artefice ed è il protagonista delle scelte principali. Tale percorso si svolge principalmente, se non esclusivamente appunto al di fuori della scuola, di qualsiasi scuola ed implica il rispetto dei tempi e delle peculiarità del bambino/ragazzo, dei suoi propri interessi e delle sue aspettative.
A chi è cresciuto nella scuola, come noi adulti di oggi, queste affermazioni suonano come utopistiche, antipedagogiche, quasi eretiche. Tuttavia esistono evidenze della loro veridicità.

Perché l’homeschooling non è una scuola parentale?

Fare homeschooling, e unschooling in modo particolare, significa il più delle volte rinunciare ad un approccio consistente nella trasmissione del sapere dal docente al discente e preferirgli invece un apprendimento spontaneo, informale o non formale, comunque non strutturato a priori: l’istruzione parentale è non-scuola, non-didattica, è quella situazione in cui l’istruzione lascia spazio all’apprendimento senza insegnamento.
I bambini/ragazzi infatti nascono con l’istinto di apprendere e dotati di tutto ciò di cui hanno bisogno per imparare. Sono cioè in grado di apprendere da sé, ne hanno la motivazione e le tecniche.
Questa fiducia nei bambini/ragazzi e nella natura che li ha dotati di tutto il necessario per diventare adulti preparati, consapevoli ed equilibrati sta alla base della scelta di rinunciare ad un insegnamento di tipo scolastico per i propri figli e ad un rapporto di tipo docente-discente, sia esso fra le mura domestiche che altrove.

Chi decide di intraprendere un tale cammino insieme alla propria famiglia non ha bisogno di preoccuparsi di trovare tutor, educatori, precettori o insegnanti; né è chiamato ad organizzare scuolette o scuoline o comunque gruppi in cui il sapere si trasmette con modalità analoghe a quelle della scuola.
Dovrà piuttosto organizzare situazioni che diano accesso all’apprendimento non formale e informale all’interno della vita quotidiana, prendendo le mosse dalle caratteristiche del proprio figlio e della famiglia stessa e traguardando le competenze chiave o gli obiettivi delle Indicazioni nazionali per il curricolo.

Scegliere di intraprendere un percorso di homeschooling e/o unschooling, vuol dire riconoscere il diritto del bambino/ragazzo di scoprire il piacere di apprendere, di passare dalla curiosità all’indagine e alla scoperta che fa dire “Wow!”.
Significa prendere le mosse dal diritto dei fanciulli all’autodeterminazione. Che implica, nel nostro caso, il diritto ad affermare la propria identità senza doversi piegare a standardizzazioni di percorsi o di atteggiamenti, sviluppare la propria personalità con le peculiarità uniche ed irripetibili di ciascuno, trovare il proprio personale “metodo” di apprendimento, fatto di strategie e di tecniche di volta in volta diverse, nuove e inesplorate.

Per tutti questi motivi, l’istruzione parentale/famigliare non ha nulla a che vedere con le scuole paritarie, o parificate.

Spesso ci viene rimproverato di usufruire di forme di sostentamento da parte dello Stato. Non è così: sono solo le scuole paritarie ad essere destinatarie di simili contributi statali. Le famiglie homeschooler, invece, non sono scuole private e quindi, pur contribuendo tramite le tasse ad un servizio cui hanno liberamente rinunciato, non ricevono nessun tipo di finanziamento per l’istruzione dei propri figli.

Esiste un rapporto fra l’istruzione famigliare e le scuole parentali?

Sono in molti a credere che fare homeschooling implichi necessariamente la creazione di una tale realtà. Anche questo è falso. Fare homeschooling significa apprendere senza la scuola, al di fuori della scuola.

Le cosiddette “scuole parentali” possono rappresentare un punto di riferimento per quei genitori che proprio (o ancora) non riescono ad abbandonare l’idea che l’apprendimento coincida con lo studio di un programma scolastico, e che avvenga mediante la lettura e ripetizione/restituzione di concetti e idee già formulati e pronti all’uso, che richieda necessariamente abnegazione ed implichi una buona dose di costrizione, in quanto consiste nell’acquisizione di un prodotto “chiavi in mano”.
In tal caso è bene appoggiarsi a qualcuno, ad un tutor per esempio, o far rete fra genitori per uno scambio di competenze. Anche solo per pochi ambiti della conoscenza, quelli in cui la famiglia si sente meno sicura dei propri mezzi, oppure per alcune ora al giorno, ad esempio mentre il genitore è impegnato nel lavoro.

In altre parole, le “scuole parentali” possono rappresentare un servizio per l’homeschooling, in alcuni casi, ma non esiste una corrispondenza biunivoca fra le due entità. I due concetti non sono sovrapponibili e bisogna fare attenzione a non confonderli per non correre il rischio di snaturare l’istruzione famigliare.

Solo se si è convinti che l’homeschooling non è una scuola parentale si puo’ aver la forza e la fortuna di scoprire altre modalità di apprendimento e quindi si può veramente contribuire all’innovazione in questo ambito.

L’articolo Che cosa sono homeschooling e unschooling?, apparso sul blog del bambino naturale, fornisce alcune definizioni di queste due realtà.

Nunzia Vezzola

17 commenti su “L’homeschooling non coincide con la scuola parentale”

  1. Istruzione famigliare, homeschooling, istruzione parentale, unschooling…troppi termini di cui non si capisce bene il significato e la differenza. Se il significato è univoco. Il termine utilizzato dev’essere uno, per non creare confusione. Già nel titolo si presuppone che l’homeschooling e la scuola parentale siano due realtà diverse, poi, nella prima riga del testo, si lascia intendere invece che siano sinonimi. Non ho più proseguito la lettura.

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  2. l’articolo confonde e rimanda una immagine ancor più confusa di quello che è in realtà il movimento della scuola ‘parentale’. ogni famiglia fa quel che gli pare. manda i figli a scuola pubblica, privata o non li manda in classe ma si serve di tutori o di stessa organizzando o meno con un programma e libri più o meno ufficiali, tra 4 mura, all’aperto o girovagando, teorizzando o facendo esperienze pratiche. c’è un ampio ventaglio di situazionie, ogni famiglia sceglie quella che più gli piace fermo restando il confronto con la spada di Damocle degli esami che forse si si riesce a rimandare ma non sempre e non all’infinito. prima o poi ci si dovrà confrontare con il gregge di pecore belanti. prima o poi i nodi vengono al pettine

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  3. salve scusate ma dal cellulare faccio molta fatica a vedere e capire vorrei sapere come fare in maniera corretta a togliere d a scuola il mio bimbo di otto anni 9 a settembre che dovra iniziare la 4 elementare e un altor ragzzo che ha 15 anni e a novembre 16 che dovrebbe iniziare la terza superore alberghiero con sceltya sala barman poteri avere delle info riguardanti queste cose ? e come funzionano i progrsmmi di scuol SE CE UNA LINEA GUIDA ECC..GRAZIE MILLE

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  4. Buonasera,
    avrei bisogno di un chiarimento. Lo scorso anno con mia figlia di 7 anni abbiamo optato per l’HS e la scuola vigilante l’ha iscritta nell’ANS. Da settembre, causa il mio rientro a lavoro, lei sta frequentando l’Associazione Montessori in Pratica della Valsusa, una scuoletta parentale. Ho dichiarato l’educazione parentale ma la nuova scuola pubblica di competenza territoriale (abbiamo cambiato residenza) mi chiede comunque l’iscrizione a scuola e la non frequenza, sotto la velata minaccia di un giudice tutelare e degli assistenti sociali a casa se non ottempero. Come mi devo comportare? Per me si tratta di educazione parentale anche se lei frequenta la scuoletta e sosterrà l’esame con loro presso una scuola statale. Mi pare un controsenso iscriverla a scuola. Vi ringrazio anticipatamente per il cortese riscontro. Laura

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    • Ciao Laura,
      Ti invito a leggere la FAQ relativa a questo tema: https://www.laifitalia.it/faq/#1_E_legalmente_sostenibile_che_un_ragazzo_sia_iscritto_a_scuola_e_faccia_contemporaneamente_istruzione_parentale.
      Come comportarti? Ti suggerisco di:
      – farti mandare una comunicazione scritta (mail o pec) dalla scuola (se non ce l’hai già), in cui ti dicono le cose che riferivi nel tuo commento,
      – rispondere per iscritto esponendo le tue motivazioni (v. FAQ di cui sopra), chiedendo contestualmente che ti informino sulle norme che ispirano le loro richieste; se ti va, puoi mandarmi la lettera prima di inviarla per un confronto.
      Se le cose non dovessero sistemarsi, puoi ricontattarci in privato.
      Un saluto.
      Nunzia

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      • Grazie Nunzia per il riscontro. Se posso disturbarti lunedì ti contatto in privato per spiegarti bene tutto. Comunque la comunicazione “minacciosa” è stata soltanto telefonica, nulla di scritto. Ho capito bene, dunque, che anche frequentando una scuoletta sia corretto parlare di educazione parentale?
        Buona serata,
        Laura

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          • Non mettto in dubbio che tu ne sappia o meno, ma devo dirtelo: questo articolo e’ scritto parecchio male e, si, confonde ed e’confuso.

          • Mi spiace, Alice.
            Ho cercato di condividere esperienze e riflessioni. Se non ci sono riuscita, rispondo volentieri alle tue domande e ai tuoi dubbi.
            Quali aspetti non ti sono chiari? Se me li precisi, cercherò di argomentare, nel limite delle mie possibilità.

  5. Salve, anche a me è successa una situazione simile, con mia figlia di 8 anni. A settembre l’ho ritirata ed ho inviato comunicazione di avvio di istruzione parentale con allegato un breve progetto didattico educativo. Poiché nello stesso Istituto Comprensivo (ma alle medie) c’è ancora iscritta l’altra mia figlia, mi sono accorta che nel registro scolastico compariva ancora anche la più piccola. Lì per lì, ho pensato che si erano dimenticati di cancellarla ma poi alla fine del primo quadrimestre ho visto che hanno caricato una pagella anche se ovviamente senza valutazioni. Allora ho chiamato per chiedere spiegazioni e per accertarmi che non risultasse ancora iscritta alla scuola primaria ma all’ANS come avevo richiesto nella domanda a suo tempo… Loro si sono limitati a dirmi che sono la scuola vigilante e che hanno sempre fatto così e hanno semplicemente messo una ” P” nella scheda della bambina. Non so… Sono rimasta molto perplessa…

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