Come avviene l’apprendimento informale

Quali sono le modalità in cui avviene l’apprendimento informale?

Ce lo spiega Elena Piffero, socia LAIF e autrice del libro “Io imparo da solo”, per Terra Nuova Edizioni

 

Dal punto di vista dei professionisti dell’istruzione, l’idea che il sapere possa essere acquisito a casaccio nel caos della vita quotidiana e lasciato ai ghiribizzi dei bambini è ridicola.

Eppure la natura caotica del curriculum informale non sembra costituire un ostacolo alla sua organizzazione da parte dei bambini in un sistema coerente di conoscenza.

A differenza di ciò che avviene a scuola, il contenuto intellettuale del curriculum informale non è diviso per materie, organizzato in pacchetti definiti: è indifferenziato.
Sono i bambini a dover imporre un ordine e un’organizzazione a quello che si chiama l’apprendimento informale, e questo sembra addirittura un vantaggio.
Il fatto che le informazioni siano per così dire allo stato grezzo e non pre-sequenziate costringe i bambini a lavorarci su, a metabolizzarle, a trovare i collegamenti e risolvere le contraddizioni in maniera molto più intensa che nello studio formalizzato.

L’apprendimento derivato da situazioni quotidiane richiede quindi un impegno cognitivo più alto, in un contesto che è motivante perché è significativo per i bambini. […]

Non è semplice spiegare come funziona qualcosa che così profondamente intrecciato con le attività della vita quotidiana da risultare indistinguibile.

In linee generali sono state individuate tre modalità principali attraverso cui l’apprendimento informale viene assimilato dai bambini.

  • La prima di queste modalità è l’apprendimento autodiretto, o orientato, in cui il bambino si prefigge deliberatamente l’obiettivo di acquisire un insieme definito di conoscenze o abilità.
    È la modalità più ovvia perché quello che viene imparato è chiaro ed esplicito: l’esplorazione di un nuovo hobby o un interesse particolare, la ricerca di una spiegazione a qualche fenomeno, lo studio di un argomento specifico.

 

  • La seconda modalità riguarda l‘apprendimento come ‘effetto collaterale’ di una attività principale: è il caso di quello che si impara quando si gioca, mentre si cucina, oppure durante un viaggio o in un’attività di fai-da-te.
    Mentre la maggior parte di ciò che viene assimilato in questo modo passa praticamente inosservato, è relativamente semplice individuare le opportunità e le circostanze particolari che forniscono gli input per l’apprendimento.

 

  • La terza modalità è invce quella dell’apprendimento involontario o implicito, che si verifica quando il cervello a livello subconscio elabora e riorganizza le informazioni prima di presentarle al livello conscio.
    Esso avviene in relazione alla socializzazione, all’acquisizione di abitudini culturali e modelli di comportamento, ma anche nella sfera cognitiva, quando si sta sviluppando un concetto.
    Il cervello sembra predisposto a individuare delle regolarità, e questa rielaborazione avviene anche senza uno sforzo deliberato: l’apprendimento è in larga parte un processo inconsapevole.

Si spiega così anche l’andamento non lineare di molti progressi: ci sono dei periodi in cui l’acquisizione di una abilità o di una competenza sembra raggiungere un plateau e assestarsi senza che succeda apparentemente nulla, per poi registrare un picco di avanzamento quasi improvviso qualche tempo dopo, senza alcuna ragione particolare.
L’elaborazione è avvenuta a livello subconscio per il tempo necessario al consolidamento di quanto acquisito, prima che il nuovo concetto o la nuova abilità si manifestassero a livello cosciente.

Questa modalità di rielaborazione è stata associata a processi cognitivi estremamente impegnativi come quelli che sottostanno agli stadi iniziali della scrittura di un romanzo, o della composizione di un pezzo musicale, o addirittura alle scoperte scientifiche: sarebbero alla base non solo di come le conoscenze sono assimilate e rielaborate, ma anche di come la conoscenza progredisce.

Eppure si tratta di un processo tutto sommato molto comune: basta pensare a come viene acquisita dai bambini la prima lingua, praticamente inconsapevolmente, con pochissimi episodi di quello che è possibile identificare come insegnamento diretto.
I bambini, in maniera proattiva, ascoltano, rielaborano e individuano da soli le regolarità e la struttura della lingua, senza bisogno di manuali di grammatica; se sono esposti a più lingue, imparano non solo come funziona ciascuna, ma alla soglia dei tre anni in genere sanno anche differenziarle e tenerle separate senza mischiare regole e termini di una e dell’altra (o delle altre).

Un corollario di tutto ciò è che l’apprendimento informale è un processo per la maggior parte “invisibile”, talmente incorporato nella vita quotidiana da risultare quasi impossibile da differenziare da essa.
Anche nell’apprendimento orientato, non è sempre ovvio capire cosa venga assorbito e quando, dal momento che il processo libero di scoperta tende ad avere un andamento a spirale, per ritorni e ampi giri, che talvolta si allargano ad incorporare altri ambiti di ricerca, e talvolta si restringono fino a focalizzarsi su un interesse specifico e settoriale.

Di conseguenza, la verifica puntuale di ciò che è stato appreso risulta estremamente ardua.
Ciò non significa che non ci sia un feedback per i genitori su quello che viene assimilato dai loro figli, ma anche questo feedback si sviluppa naturalmente in maniera discreta nella vita di tutti i giorni attraverso le conversazioni, le domande che vengono poste dai bambini, le attività di disegno e le tematiche del gioco.

Una verifica puntuale in ogni caso non è necessaria per il procedere dell’apprendimento: il bambino che sia genuinamente motivato ed interessato a capire o imparare qualcosa domanderà, leggerà (se ne è capace), ci rifletterà su, formulerà ipotesi e teorie, cercherà conferme e abbandonerà quell’ambito di esplorazione solo se e quando la sua cuiosità non sarà soddisfatta.

Così facendo, imparerà senza nemmeno rendersene conto, la cosa più importante: come si impara.

Elena Piffero

Altre riflessioni sull’apprendimento in modalità home/unschooler si trovano a questo link.

Altri articoli sull’unschooling:

Video di presentazione dell’unschooling a questo link.

2 commenti su “Come avviene l’apprendimento informale”

  1. Mi pare che si proceda a tentoni, non Vi è una coscienza chiara sull’individualità dell’uomo dai primi processi percettivi fino allo sviluppo del cognitivo per risolversi nell’Io umano.

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