Nei giorni scorsi aveva attirato la mia attenzione un articolo apparso su Orizzonte scuola, dove si riportavano delle affermazioni del Garante per l’infanzia della Calabria, sulle quali è scaturita una riflessione di carattere generale.
Il tema affrontato dal Garante era incentrato sulla opportunità o meno da parte dei genitori di esprimere valutazioni sull’operato degli insegnanti in tempo di coronavirus, didattica a distanza, ecc.
Il contenuto della comunicazione si prestava ad essere inteso nel senso di una negazione di questa possibilità, ed inoltre sembrava che il Garante volesse dare per assunto il concetto dell’obbligo scolastico.
Le considerazioni da me svolte tendevano a precisare il passaggio concettuale inerente l’obbligo scolastico, che è da articolare nel senso di obbligo di istruzione (art. 34 della Costituzione) e non obbligo di frequenza scolastica.
Altro punto che ho ritenuto di rilevare era quello della responsabilità primaria dell’istruzione e dell’educazione in capo ai genitori, prima che ai servizi scolastici come dettato nell’art. 30 della Costituzione.
In un gradito e franco colloquio telefonico il dott. Antonio Marziale, Garante per i diritti dell’infanzia per la Calabria, ha precisato le circostanze da cui sono scaturite le sue affermazioni, e soprattutto ha fornito l’interpretazione autentica del suo pensiero in merito.
Nella precisazione si sono evidenziate più le analogie che le diversità del modo di intendere le categorie dell’istruzione e dell’educazione.
Le espressioni usate nella suddetta comunicazione sono da ascrivere più all’urgenza comunicativa che ad altro.
In sintesi, il Garante conferma la struttura delle responsabilità che sostiene il sistema dell’istruzione delle educazioni, che ho riassunto nelle nostre considerazioni svolte, rilevando altresì come sia sempre più necessario che i vari soggetti – famiglie, scuola ecc. – prendano ognuno la propria parte, sia in termini operativi che essenziali.
Il segnale forte mandato dal Garante è di grande conforto per le famiglie in istruzione familiare/homeschooling.
Vi è una manifestazione di apertura e condivisione dei principi fondamentali, sui quali si basa anche la scelta delle famiglie in istruzione familiare/homeschooling. Viene riconosciuta la responsabilità che queste mettono in atto a tutti gli effetti.
Che i genitori abbiano delle responsabilità indiscutibili è palmare (aimè non per tutti), è altrettanto necessario che da parte delle altre istituzioni sociali e dello Stato ci sia una almeno altrettanta responsabilità nel rivestire con autorevolezza e spirito di servizio le funzioni di supporto e sussidiarietà che sono loro proprie (art. 118 della Costituzione).
Si potrebbe obiettare che queste affermazioni sono ovvie! Aggiungerei però che sono ovviamente poco onorate.
Nel caso specifico, l’autorità Garante della Calabria ha dato un esempio di come dovrebbe svolgersi un rapporto normale tra cittadini ed istituzioni: un’espressione ha dato origine a percezioni non coincidenti con gli intenti originali, si è attivato un rapporto dialettico che ha prodotto un avanzamento reciproco e che produrrà sicuramente buoni frutti.
Non è consueto che questo avvenga, spesso a fronte di richieste o proposte di
collaborazione anche ad alti organismi istituzionali, non si ottiene la pur minima e dovuta risposta.
Quando non c’è risposta non c’è responsabilità e da lì poi nasce, o prolifera, un pericoloso deterioramento dei rapporti tra cittadini e servizi dello Stato.
Nel sistema dell’istruzione e delle educazioni si fa un gran parlare di insegnare la Costituzione e la cittadinanza; il sistema s’industria per infilare ore di lezione nei curricoli scolastici.
Bene, ma se non c’è un’incarnazione di questi saperi e competenze da parte degli adulti – genitori, insegnati, politici, ministri, autorità garanti, giudici, ecclesiastici, media ecc. – sono tutte parole vuote che otterranno l’effetto contrario di quello sbandierato.
L’apprendimento dei giovani avviene e si rafforza negli esempi che incrociano con le loro esistenze.
Dopo aver sollevato pubblicamente perplessità sulle affermazioni del Garante della Calabria, i merito ai temi citati sopra, desidero qui rilevare la nobiltà del gesto che ha compiuto, “alzando il telefono” ed avviando un dialogo con noi; un esempio di pratica Costituzionale e di esercizio dell’autorità che purtroppo è raro.
Sergio Leali