Una scelta consapevole di responsabilità dei genitori

Ben lungi dall’essere una scelta anarchica e/o di contestazione, l’istruzione parentale è una scelta consapevole di responsabilità, che vede i genitori in prima linea nell’istruzione dei propri figli.

Rimuovere un bambino dall’istruzione scolastica di per sé non offre nessuna garanzia sul fatto che egli possa diventare un adolescente e poi un adulto equilibrato, solido, soddisfatto e ben inserito nella società: occorre che la famiglia abbia la sensibilità necessaria a creare un ambiente sereno, aperto, favorevole al dialogo e al confronto, incoraggiante e ricco di stimoli, e a offrire un accesso più ampio possibile all’intorno sociale.

L’unschooling è quindi per noi prima di tutto un’assunzione di responsabilità che ci ha imposto una riconsiderazione del tipo di rapporto che volevamo avere con loro, e tra di noi.

Siamo infatti acutamente consapevoli che è proprio nell’ambito della famiglia che vengono interiorizzati dei modelli di comportamento e di azione che poi condizioneranno per tutta la vita.

Nell’unschooling abbiamo riconosciuto una forte pedagogia politica: una sfida alle pratiche egemoniche ed autoritarie che restituisce dignità, diritti e azione ai protagonisti dell’apprendimento, i bambini.

Non è facile nè automatico, anzi questa consapevolezza porta ad uno sforzo quotidiano per avvicinarci quanto più possibile ad una relazione davvero liberante e antiautoritaria: ma nella distanza tra noi e l’ideale si inserisce il lavoro che facciamo ogni giorno su noi stessi, un lavoro che speriamo possa essere esso stesso un modello.

Non possiamo mai dirci arrivati ma il bello è proprio in questo continuo tentativo di migliorarci, ascoltare i dubbi, riconoscere gli errori, alimentare la speranza.

Elena Piffero, socia LAIF e autrice del libro “Io imparo da solo”, per Terra Nuova Edizioni

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