La centralità della cultura famigliare nell’unschooling è innegabile: sia nel senso del valore della famiglia come entità a sé, sia come insieme dei valori ed elementi culturali che la famiglia consapevolmente incarna e vive.

L’unschooling viene spesso screditato con l’accusa di essere una forma di lavaggio del cervello.
Se con lavaggio del cervello si indica qualsiasi trasmissione di valori, allora i bimbi che non vanno a scuola sono vittime di lavaggio del cervello tanto quanto i loro amici scolari; lo è anche chi guarda la televisione, chi riceve messaggi pubblicitari, chi frequenta la parrocchia o la moschea o la sinagoga, chi legge riviste di moda… non si salva nessuno.
Se invece con lavaggio del cervello si intende un’operazione deliberata e martellante di persuasione che sfiora o talvolta include metodi coercitivi o ricattatori, allora l’unschooling si muove nella direzione opposta, cercando di incoraggiare nei bambini lo sviluppo del senso critico, rifiutando la logica delle verità preconfezionate, valorizzando la capacità di porre domande ancor più di quella di offrire risposte e alimentando una sana propensione al dubbio, l’antidoto più efficace al pensiero unico.
Un conto infatti è imporre limiti alla libera esplorazione culturale e sociale attraverso la censura, la selezione a priori dei contenuti, l’isolamento; tutt’altro conto è la presenza, naturale e imprescindibile, della cultura famigliare.
Si intende con questa espressione l’insieme dei valori, delle priorità, delle attitudini e delle abitudini che ogni famiglia senza eccezione incorpora nella vita quotidiana: il modo in cui si vive insieme, in cui ci si relaziona, in cui si passa il tempo, in cui si celebrano le feste e si affrontano le crisi, il modo in cui si stabiliscono le regole e le sanzioni, il modo in cui si risolvono le dispute e i disaccordi.
Ogni famiglia ha una cultura famigliare, ma quando ci si assume in toto la responsabilità del percorso educativo dei propri figli diventa imperativo fermarsi a considerare quanto essa corrisponda davvero alle priorità e agli ideali in cui si crede, perché nell’unschooling si educa soprattutto con l’esempio.
Questa consapevolezza spinge noi genitori a metterci in discussione tutti i giorni.
Elena Piffero, socia LAIF e autrice del libro “Io imparo da solo”, per Terra Nuova Edizioni
Credits: Foto di August de Richelieu da Pexels
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