Foto di August de Richelieu, da www.pexel.com

Di seguito riportiamo uno stralcio di uno studio sull’homeschooling nella sua forma di apprendimento informale.
L’autore sta conducendo una ricerca sul cosiddetto project-based homeschooling. Qui racconta cosa ha scoperto, con suo grande stupore.

Il mio approccio con l’apprendimento informale arrivò quando fui invitato a trascorrere una settimana insieme ad una famiglia che faceva home education (homeschooling).

La cosa che mi ha impressionato di più durante quella settimana è stato il fatto che sembrava che non stesse succedesse niente. Almeno in superficie, soprattutto se confrontato con il senso di operosità intenzionale che si ricava osservando una tipica classe.
Non c’era un orario o un programma prestabilito di attività di apprendimento consequenziali,  all’interno di curriculum pianificato.
Facevamo passeggiate.
I due figli, di 11 e 13 anni, leggevano sicuramente molto e passavano del tempo a lavorare ai loro progetti.
C’erano svariate attività all’esterno, tra cui anche la banda musicale.
Uno di loro stava facendo un progetto sullo sviluppo infantile ed aiutava una vicina nella cura del suo bebé […] Questi ragazzini stavano certamente imparando, anche se, evidentemente, non con il tipo di insegnamento individualizzato organizzato che io mi aspettavo di vedere.

Ciò che mi ha colpito più di tutto durante quella settimana era la costante occasione di apprendimento informale, soprattutto attraverso la conversazione sociale, spesso occasionale.
Non importa che fossimo fuori per una passeggiata, seduti intorno al tavolo della cucina, oppure impegnati in una qualsiasi altra attività, come il disegno, una realizzazione, un progetto, … che  stessimo mangiando, o che
fossimo fuori in macchina, o persino immersi nella lettura, … C’era sempre un’incredibile quantità di occasioni di conversazione spontanea incidentale.

Un giorno, per esempio, eravamo tutti seduti intorno al tavolo della cucina, impegnati ognuno in attività diverse. Non finivano mai di saltar fuori nuovi temi di conversazione, spesso anche non correlati con ciò che stavamo facendo.
Tra l’altro, abbiamo discusso della schiavitù, di Nelson Mandela, dei coccodrilli di acqua salata e dei livelli dell’acqua di falda. E anche se fare un salto in negozio a comprare delle ciambelline.  

Probabilmente i bambini vedevano questo come qualcosa di non molto diverso da una chiacchierata. Ma io mi stupivo di quanto questo tipo di apprendimento occasionale potesse contribuire alla loro istruzione complessiva. Con o senza esso, stavano certamente facendo progressi.

Entrambi continuarono poi a studiare a part time da adulti e superarono con successo gli esami nella scuola pubblica. (Thomas, 1998, p.4).”

Thomas, A. (2002). ‘Informal learning, home education and homeschooling’, The encyclopedia of pedagogy and informal education. Retrieved: 21/06/2021]. Vai all’articolo.
Traduzione dall’inglese di Nunzia Vezzola

 

Se questo studio sull’homeschooling ti interessa, puoi leggere anche l’articolo sui genitori, pionieri dell’apprendimento informale in unschooling.
Oppure puoi cercare qualche approfondimento nella nostra rubrica Riflessioni sull’apprendimento.

Uno studio sull’homeschooling

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *