E’ con grande gioia che ospitiamo questa nuova video-fiaba, La volpe, un’allegoria dell’apprendimento naturale e libero. E’ stata realizzata dall’Associazione Oià nell’ambito del progetto di video-favole Ziriguibum: una cantastorie, luoghi ogni volta diversi, un racconto-gioco tratto da mitologie antiche o lontane, ma anche vicine.
Ma La volpe è anche qualcosa di più: per festeggiare il loro essere soci LAIF, Giuliano, Catarina ed il giovane Nino hanno realizzato uno ZIRIGUIBUM FIABE DAL MONDO speciale, dedicato a LAIF.
Le fiabe sono una chiave di lettura per la vita.
Attraverso i loro simboli onirici comunicano concetti complessi, per questo le fiabe piacciono tanto ai bambini, e non sono un semplice intrattenimento, ma uno strumento per esplorare i confini del mondo esteriore ed interiore.
Il racconto qui riportato, è tratto dalla fiaba di Esopo (VI sec. A.C.) “ La Volpe con la coda mozzata”, ed ho aggiunto elementi oriundi da altre fiabe per comunicare meglio la mia esperienza personale con l’apprendimento naturale e la descolarizzazione.
Commento di accompagnamento alla fiaba “La volpe”
Ebbene, come la volpe di questa fiaba, qualsiasi bambino nasce con una folta coda invisibile agli occhi, che chiamerei: entusiasmo.
Se questo entusiasmo sia un presupposto per la vita, non lo so, ma io l’ho visto e vi giuro che esiste, ed esiste in tutti i bambini e sostiene il loro apprendimento naturale.
Se non mi credete osservate l’esplorazione del mondo che un bebè realizza con tutto il suo corpo: differenzia, cataloga, archivia, analizza, ricerca…impara.
Nell’arco di un anno, un bebè, realizza una quantità di sinapsi neurale che difficilmente un adulto ripeterà in tutta la sua vita. Impara a camminare, a parlare una lingua, a capire concetti, a riconoscere simboli e regole basiche sociali, e lo fa da solo, ossia senza l’iscrizione ad una scuola per bebè.
Il bebè/bimbo impara naturalmente seguendo il proprio tempo, il suo bioritmo, ed apprende con tutto il suo Essere e non solo con una parte di esso, e con la partecipazione degli adulti amorevoli, in un ambiente favorevole.
Nonostante questo processo straordinario, quando un bambino giunge all’età di tre o quattro anni, inevitabilmente gli sarà imposto di abbandonare la sua autorevolezza in cambio di un apprendimento guidato tramite una scuola È lì che la folta coda del bambino, chiamata “entusiasmo”, subisce le prime potature. In molti casi, un bambino arriva all’adolescenza con la coda quasi del tutto mozzata.
Il problema non è la scuola in sé, la questione è tutt’altra: quasi nessuno si ricorda di chiedere al bambino se sia suo interesse frequentare la scuola, non gli si chiede se voglia interrompere il suo naturale processo di apprendimento in cambio di un processo strutturato e guidato. È così che avviene la prima potatura della sua folta coda.
Ma perché gli adulti sono favorevoli a tale menomazione?
Nella fiaba, il Re e la Regina delle Volpi, sono stati i primi a mozzare la propria coda, per il bene del Reame.
In assenza di libertà, e poi per mancanza di consapevolezza, la maggioranza delle persone arriva all’età adulta con la coda mozzata. Non vogliono e non sanno di fare alcun male ai bambini, semplicemente seguono, senza pensare, a delle credenze sociali acquisite.
È possibile che le principali credenze degli adulti, in relazione all’istruzione dei bambini, derivino da un lungo processo di scolarizzazione di massa, iniziato all’inizio del Secolo XX.
La prima credenza è quella porta ad accettare il monopolio della Scuola sull’istruzione, ossia credere che esclusivamente all’interno dell’istituzione scolastica, sia possibile il processo di apprendimento, diretto da esperti.
La seconda credenza è che soltanto l’istituzione scolastica/Stato, abbia le capacità tecniche per valutare e riconoscere un processo di istruzione, con il potere di definire quando, per quanto tempo e soprattutto che cosa debba imparare un bambino/ragazzo.
Nella fiaba, una credenza viene creata da una volpe, con il fine specifico di portare all’omologazione le altre volpi, e manipola il Re e la Regina affinché questa sua visione venga istituzionalizzata.
E così accade anche in questo nostro mondo.
Una credenza condivisa ha sempre un impatto nella vita sociale.
Vi porto in Brasile, nel paese dove sono nata e dove, da 500 anni fino ad oggi, persiste la colonizzazione delle tribù indigene, prima attraverso la schiavitù e l’evangelizzazione, ed attualmente tramite la scuola d’obbligo. (In Brasile la scuola è obbligatoria).
Trascrivo qui le parole del leader indigeno di una tribù dell’Amazzonia, André Baniwa, che protesta per la non riconoscenza della cultura indigena e della sua modalità di istruzione.
“Pensate ad un bambino di 3 o 4 anni che sa distinguere 19 tipologie di manioca, remare in canoa, nuotare da un lato del Aguarape all’altro, che riconosce la differenza tra frutti velenosi e commestibili, che parla almeno quattro lingue. E lo Stato vieni a dirci che non siamo capaci di sviluppare i nostri bambini.”
Nel 2012, insieme al mio compagno e nostro figlio di 4 anni, abbiamo realizzato un progetto creativo in una scuola indigena, di San Sebastiano, Sao Paolo, per un centinaio di bambini dai 4 ai 10 anni.
Non potrò mai dimenticare la loro bellezza, i loro corpi agili e flessibili, i loro piedi sempre nudi sulla terra, la loro intelligenza ed entusiasmo. Veri e propri Guardiani della foresta.
Nemmeno potrò mai dimenticare il disprezzo del funzionario del Comune nel loro confronti, quando dichiarò che gli indigeni non imparavano e non lavoravano perché erano pigri.
Questa frase la conosco, perché sono andata a scuola in Brasile, e nei libri scolastici del Ministero dell’istruzione c’ era scritto: “ i portoghesi furono “costretti” ad avviare il processo di schiavitù degli africani, a causa della scarsa mano d’opera indigena dovuta alla loro pigrizia.”
Calmatevi. Quando c’è una ripetizione non casuale in una società, è necessario riflettere e ricercare gli indizi. Nella mia lunga ricerca trovai un’ipotesi per l’origine della credenza sulla pigrizia degli indigeni in Brasile.
Dal 1530 in poi, il 99% della popolazione indigena fu sterminata. Le cause di morte non furono unicamente dovute alla schiavitù o alla resistenza alla colonizzazione ma, oltre ad essere colpiti da malattie, molti si suicidarono e gli altri si lasciarono morire, lentamente. Ecco l’origine dell’idea di “pigrizia”, che in verità si trattava di una tristezza devastante.
Siamo cauti, però, nei giudizi affrettati, perché la cosa più facile è creare un’altra credenza.
Forse qualcuno, leggendo queste parole e mossi dell’emozione, potrebbe credere che i portoghesi siano malvagi, ed allora urge riflettere ancora. Meglio non condividere una credenza sui social senza pensare, perché potrebbe nuocere alla salute.
In un connubio tra il Re ed il Clero, quest’ultimo tramite “esperimenti pratici” guidati da esperti e sostenuti da teorie di riconosciuti studiosi dell’epoca, arriva alla conclusione che gli indigeni non possiedono l’Anima, perciò non sono uomini.
Questa credenza ufficiale, servì a liberare gli individui da possibili dilemmi morali e legalizzò quel genocidio, senza la possibilità di considerarlo un crimine contro l’umanità.
Forse gli uomini che parteciparono alla colonizzazione del Brasile, erano tutt’altro che malvagi. Forse erano normali.
Hannah Arendt nel suo libro: “La banalità del male” analizza i modi in cui l’esercizio del pensiero può evitare la malvagità. Ispirata al processo a Eichmann, funzionario del regime nazista, dichiara:
“Non era stupido, era semplicemente senza idee(…) e quella mancanza di idee, possono essere molto più pericolose di tutti gli istinti malvagi che forse sono innati nell’ uomo… il guaio del caso Eichmann era che uomini come lui ce n’ erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tutt’ora, terribilmente normali.”
Nel giorno in cui potare la folta coda di entusiasmo di un bambino, spegnere la sua creatività e soprattutto scoraggiare il suo processo innato di imparare, sarà considerato un delitto contro l’umanità, non sarà possibile trovare un unico responsabile di tutto ciò, ma solo un infinito elenco di persone normali, tanti “nessuno” inconsapevoli di misurare l’impatto delle proprie azioni nel collettivo. Tutti dei bravi professionisti, istruiti quanto basta per abbracciare le credenze acquisite, senza mai riflettere.
Il progetto didattico-educativo della scuola/Stato dalla sua nascita fino ad oggi, predilige la formazione di individui adatti e utili al mercato del lavoro, e perciò dobbiamo fare i conti con una povertà educativa riguardo lo sviluppo umano.
L’apprendimento naturale e qualsiasi processo di istruzione che valorizzi lo sviluppo dell’Essere, rispettando le motivazioni ed aspirazioni personali, sarà un regalo per il mondo che c’è adesso e per quello che verrà.
Voglio pensare che la partecipazione della mia famiglia, nel sostenere l’apprendimento libero di nostro figlio, possa rendere il mondo un posto migliore, perché come al fine della fiaba, quando qualcuno sostiene l’entusiasmo di un bambino, riscopre anche il proprio.
Se mi chiedessero perché mio figlio non frequenta la scuola e non fa nessun esame valutativo, non incontrerei altra risposta che in questa poesia di Manoel de Barros:
“Chi cammina sui binari è treno di ferro, io sono acqua che corre tra le pietre”.
Firmato
Catarina Capim,
mamma di Nino, meraviglioso ragazzino descolarizzato,
compagna di Giuliano, un essere adulto ancora curioso ed entusiasta.
Da piccola sognavo di diventare educatrice solo per liberare gli alunni dalla scuola.
Racconto storie e raccolgo le fiabe creati dai bambini, in innumerevoli progetti creativi realizzati in diversi Paesi.
La volpe fa parte del progetto Ziriguibum. Di seguito si trovano le altre video-fiabe dello stesso progetto:
- La pulce, una narrazione proveniente dalla mitologia del sud e centro America
- Il popolo del cielo, riprende una vicenda tratta dalla mitologia indigena del Brasile
- Sant’Antonio e il fuoco: narra il mito sardo di Sant’Antonio che sottrae il fuoco al diavolo per aiutare gli abitanti di un’isola che che non lo avevano
- Maui e il sole: la narrazione del mito polinesiano dell’allungamento della durata dei giorni
- Il pesce magico, una fiaba indoeuropea
- Thor e il martello, dalla mitologia scandinava
Vi consigliamo di visitare anche la rubrica di Nino, giovanissimo homeschooler, che collabora alla realizzazione del progetto Ziriguibum come addetto alle riprese.
Stupenda grazie!! Le vostre favole ci piacciono moltissimo!! Mamma Morena e Maila, 4 anni
Grazie Morena e Maila! Una abbraccio da volpe, e una carezza alla vostra folta coda. Abbiatene cura.