
Recentemente è stato pubblicato un sintetico vademecum per gli esami di idoneità: molte famiglie infatti si apprestano a soddisfare in questo modo all’accertamento del dovere di istruzione dei figli, previsto per chi fa istruzione parentale.
Ma l’esame di idoneità è davvero l’unica modalità legale per assolvere al dovere genitoriale? O esistono altri modi perché l’istituzione statale (il servizio scolastico) possa verificare che non sussiste evasione dall’obbligo di istruzione? Verificare cioè che i bambini non vengono tenuti a casa da scuola per fini diversi da quelli di provvedere ad un’istruzione a misura di bambino e che quindi non vengono privati del diritto all’istruzione?
Quando è possibile evitare senz’altro l’esame di idoneità?
E’ possibile non sostenere un esame annuale di idoneità alla classe successiva,
- in qualsiasi ordine e grado di scuola, se si abita nella provincia autonoma di Trento e non si desidera il rientro nel percorso scolastico per l’anno successivo; in questo caso non serve un’autorizzazione preventiva e si dovrà sostenere una prova di accertamento presso l’istituto scolastico di residenza
- su tutto il territorio nazionale, dopo l’assolvimento dell’obbligo di istruzione, cioè dopo i 16 anni di età, o dopo 10 anni di istruzione; anche in questo caso senza autorizzazione preventiva
- previo accordo con il dirigente del territorio di residenza preposto alla vigilanza sul dovere di istruzione.
Quando è necessario l’esame standard?
In alcune situazioni l’esame è imprescindibile:
- quando si prevede di rientrare nel percorso scolastico l’anno successivo,
- se si richiede l’esame di terza media prima dei 23 anni è necessario aver ottenuto l’idoneità alla prima media, attraverso l’esame alla fine della quinta,
- per fare la maturità; in questo caso, sono necessarie le valutazioni per avere i crediti.
- laddove non si raggiunga un accordo con il dirigente del territorio di residenza.
L’esame annuale di idoneità per il passaggio alla classe successiva è davvero coerente, sul piano concettuale e normativo?
No.
Ecco alcuni degli elementi principali di incoerenza.
- Il M. 489/2001, che, fino a prova contraria, è tutt’ora in vigore , all’art. 2 c. 7 prevede l’esame di idoneità in soli due casi: l’inserimento in una classe del sistema scolastico e la conclusione dell’obbligo di istruzione.
- La normativa successiva parla di un esame annuale “per l’accesso alla classe successiva”, strutturato sulla base degli obiettivi e dei traguardi indicati dalle Indicazioni nazionali per il curricolo del 2012.
Peccato che queste ultime non prevedano né obiettivi annuali, né traguardi!
Anzi, le citate Indicazioni nazionali ( M. 254/12) hanno volutamente e consapevolmente individuato obiettivi/traguardi soltanto per la quinta elementare e per la terza media, oltre che per la classe terza primaria, ma solo per alcuni ambiti.
Com’è fattibile, quindi, un esame sulla base di obiettivi e traguardi che non esistono? E questo almeno nelle classi prima, seconda e quarta della primaria e per la prima e seconda media! In cinque classi su otto! - Sul piano concettuale, l’illogicità sta nel fatto che i genitori si vedono riconosciuta la libertà … di fare quello che vuole la scuola! Dietro all’imposizione di un esame standard di tipo scolastico si nasconde il mancato riconoscimento delle peculiarità dell’istruzione parentale.
- L’obiettivo di una verifica da parte delle istituzioni statali non è quello di appurare se il bambino conosce le tabelline a otto anni, ma di accertarsi che non venga privato dell’istruzione, che è un diritto fondamentale. In questo, un accertamento del dovere di istruire la prole è lo strumento più duttile, intelligente, moderno, lungimirante e meglio rispondente allo scopo preciso, rispetto all’esame standard sui programmi svolti dalla classe che il fanciullo non ha frequentato.
Tuttavia, la lettura della normativa più corrente è piuttosto restrittiva e in questo periodo vige la tendenza a preferire le soluzioni più sbrigative.
E’ possibile dimostrare che si sta provvedendo all’istruzione dei figli con modalità diverse dall’esame di idoneità per il passaggio alla classe successiva?
E’ possibile un esame che tenga conto delle caratteristiche dell’istruzione parentale?
Non solo è possibile, ma doveroso.
Ai sensi del D.M. 5 dell’8/02/21, nella scuola primaria e secondaria di primo grado, l’esame deve essere formulato sulla base del progetto didattico-educativo presentato dalla famiglia (dove gli aspetti educativi sono i presupposti per quelli didattici).
Quest’ultimo deve essere in conformità con le Indicazioni nazionali. Queste ultime, a loro volta, lasciano ampio spazio alla personalizzazione dei percorsi ed alla centralità della persona, caldeggiano l’apprendimento informale e il superamento della divisione del sapere in materie scolastiche, concepiscono le materie come funzionali alle otto competenze chiave per l’apprendimento permanente.
D’altro canto, sia il D. M. 254/12 che il D. Lgs 62/2017 (art. 1 e 2) affidano alla professionalità ed all’autonomia dei docenti il ruolo di formulare delle prove che siano coerenti con i percorsi di apprendimento. Essi affidano loro altresì il compito di svolgere la verifica e l’esame in modo che questo abbia una finalità formativa ed educativa.
Pertanto, gli insegnanti che lo volessero, avrebbero tutto lo spazio per formulare dei percorsi di verifica personalizzati, rispettosi, inclusivi, come previsto dalla norma.
Perché ha senso una forma rispettosa di accertamento del dovere genitoriale di istruire i figli?
L’Associazione LAIF sostiene la possibilità di forme di accertamento più rispettose, meno invasive e viceversa più valorizzative rispetto ai percorsi di apprendimento tipici dell’istruzione parentale. LAIF ne auspica la diffusione e d è impegnata nel sostegno alle famiglie che desiderano intraprendere questa strada.
Questo è infatti l’unico modo per consentire alle famiglie di approfittare appieno di tutta la potenzialità dell’istruzione parentale, senza interferenze nei percorsi autoguidati di apprendimento naturale.
Naturalmente, intraprendere una strada di dialettica con l’istituzione è un impegno che richiede preparazione, tenacia, pazienza, tempo, diplomazia. Ma è una fatica che vale la pena di fare, appunto per evitare che l’esame scolastico diventi una prassi alla quale tutti si sottomettono passivamente. Perché non succeda che l’istruzione parentale venga ridotta alla sola “scuola a casa”.
I tempi non sono favorevoli al dialogo, purtroppo. Ma a maggior ragione, ciò aumenta il valore della ricerca di un punto di incontro fra posizioni tendenzialmente distanti. E più grande sarà la sua ricaduta sul futuro.
Articolo importantissimo. Grazie al sostegno di Laif alle famiglie che scelgono l’ istruzione parentale, siamo arrivati ad un accordo con la Scuola Vigilante per una verifica rispettosa e nel riconoscimento del nostro progetto didattico educativo, di fondamentale importanza per noi che pratichiamo unschooling, ovvero l’ apprendimento libero. Grazie.
Grazie a te, Catarina, per questa tua testimonianza.
E grazie per il tuo lavoro instancabile e di grande valore in favore della descolarizzazione e dell’apprendimento autoguidato.
A presto.
Ciao Catarina! Sono molto felice per voi!! Grazie per la tua testimonianza!!
Grazie Nunzia per questo articolo! Credo che la strada del dialogo, della determinazione e della consapevolezza, sebbene richieda impegno e fatica, porti sempre i suoi frutti! Anche noi quest’anno abbiamo provato a percorrere questa strada e qualche frutto comincia a maturare..Come famiglie in istruzione parentale credo sia importante ricordarci (soprattutto nei momenti più ”critici”!!) che in fondo l’accertamento annuale è solo una parte del percorso e che i frutti migliori sono sicuramente quelli che raccogliamo quotidianamente insieme ai nostri figli quando sperimentiamo un apprendimento più libero e naturale. Un caro saluto!
Ciao Antonella,
Sono completamente d’accordo con te: l’accertamento non deve distoglierci dagli obiettivi veri, né deve impedirci di apprezzare le gioie dell’istruzione parentale.