Ecco i nostri elaborati per il concorso alla definizione del marchio LAIF.
Mi scuso fin d’ora che siamo fuori termini di consegna, e quindi fuori concorso, ma avevo memorizzato entro il 30 aprile e mi sono accorta solo adesso che il termine era invece il 20 di aprile…; comunque ho piacere di condividere la riflessione fatta con mia figlia Grazia (quasi 6 anni).
Ho colto, infatti, l’opportunità di fare un disegno per il logo LAIF per confrontarmi con lei sull’idea che abbiamo di ‘scuola familiare’ e naturalmente il disegno ha rivelato sorpresa e differenza.
La mia idea era fare un disegno insieme e utilizzare il suo stile* di disegno (che è molto semplice e sintetico) per raffigurare una casa con bambini e adulti sia dentro che fuori, per sottolineare che l’educazione familiare avviene non solo all’interno delle case – come molti immaginano – ma anche all’esterno, con l’esperienza, ed in compagnia di altre persone significative.
Lei ha poi preferito fare un disegno da sola ed ha raffigurato solo lei e me, accanto alla casa, tra il mare e il cielo.
Ripeto la mia intenzione non era tanto fornire una bozza idonea al formato marchio di 1,5 cm… ma soprattutto partecipare alla riflessione.
Inoltre devo dire che ‘istruzione’ è un termine che non usiamo, probabilmente perché a me da l’idea più di informazioni e nozioni che vengono impartite con modalità scolastiche, mentre educazione e ancor più ‘relazione’ le sento più efficaci a rendere l’idea di un apprendimento spontaneo e familiare.
* sullo stile: mi rendo conto, inoltre, che ho cercato di recuperare e dar valore ad una modalità di raffigurare e raffigurarsi che era piuttosto un disegno-sigla, rapidissima e non mentale, originalità che all’asilo (che attualmente frequenta la bambina) hanno ‘corretto’ per insegnarle il corpo umano. Adesso dice: ho imparato a farlo così… [nel suo disegno, io sono quella con i capelli che vanno verso l’alto].
Grazie in ogni caso per l’opportunità
Valeria con Grazia
Bella esperienza e bei disegni. E’ interessante anche la differenza di rappresentazione/percezione della bimba e della mamma.
Trovo significativo il disegno con le persone sia dentro che fuori la casa, immerse in una realtà con il sole, la luna, le stelle, il mare … il mondo, insomma, la società, la vita. E’ importante l’aver sottolineato che la “home-school” non significa chiudersi in casa, ma aprirsi al mondo e alla società.
E l’apprendimento? E’ sottinteso perché in questa condizione è inevitabile.
Gli spunti di riflessione e le considerazioni lessicali della relazione sono pure degni di nota.
Sono d’accordo: anch’io ritengo che il termine “istruzione” sia riduttivo, rispetto a quello di “educazione”, che mi pare coinvolgere più ambiti e soprattutto l’aspetto relazionale. Ed è vero che molte “educazioni” oggi sono delegate alla scuola o ad altri istituti e che i genitori che fanno “istruzione famigliare” si riappropriano anche e soprattutto del diritto costituzionale di educare i propri figli, oltre che di istruirli.
L’istruzione mi sa di “scuola a casa”, di trasmissione unidirezionale e tendenzialmente autoritaria di nozioni e informazioni. Preferibile secondo me è il termine “apprendimento”, che sottolinea l’attività della persona in formazione, la sua autonomia, la sua centralità nel processo formativo.