Le soluzioni ai molti problemi che assillano l’uomo sono davanti ai nostri occhi.
Questo sistema, basato sulla crescita economica e che ha bisogno di persone angosciate e insicure, non ci piace, ma fatichiamo ad uscire da questo circolo vizioso che ci porta a trovare sempre e in ogni situazione un capro espiatorio.
Ci sono credenze così radicate in noi che ci hanno resi aridi e insensibili al grido di aiuto di questa umanità, divenuta solo una “risorsa” per l’economia di mercato. La nostra vita così veloce non ci permette più di vedere quanto la nostra società malata abbia disumanizzato l’uomo.
È questa oggi la normalità?
Se è così allora mi sento profondamente “disabile” proprio nel senso letterale del termine: la condizione di chi, in seguito a una o più menomazioni, ha una ridotta capacità d’interazione con l’ambiente sociale rispetto a ciò che è considerata la norma.
È questo il benessere che abbiamo raggiunto?
La nuova dipendenza è credere a questo sistema che ci divide nel nostro essere, che prende il nostro tempo in cambio di denaro. Il nostro sistema educativo ha creato persone troppo razionali e calcolatrici, non più capaci di comunicare tra loro, di inseguire i loro sogni realizzando pienamente ciò per cui sono state create.
È in questo modo che ci si allontana dalla vera felicità, accontentandosi di sopravvivere, senza più entusiasmo, nel falso benessere materiale che il denaro ci procura.
Condizionati da ciò che sta fuori da noi, siamo sempre alla ricerca di un’unità che possa donarci un po’ di equilibrio. Cerchiamo fuori quello che invece abbiamo già dentro fin dal concepimento nel grembo materno. La natura ci crea già dotati di tutto quanto serve a vivere una vita piena e gioiosa. L’educazione dovrebbe essere un meraviglioso viaggio alla scoperta di noi stessi e di come funzioniamo, di quali potenzialità disponiamo.
Già in tenera età, invece, i programmi di apprendimento pensati per i nostri figli, decidono quando e come assumere la conoscenza idonea a far crescere tutti allo stesso modo. Chiusi in classi sempre più numerose gli insegnanti sono nell’impossibilità di dare il giusto supporto al talento che ogni bambino porta con sé.
Ci siamo dimenticati che l’uomo è un meraviglioso prodigio. Non limitiamoci ad accontentarci di palliativi che producono solo assuefazione. Apriamoci alla bellezza che siamo perché è folle vivere senza stupore.
Il sentirsi diversi e unici, vivendo per ciò che ci appassiona crea il presupposto per l’espressione di un sé pienamente realizzato e che entra in relazione con l’altro in modo armonioso. Non esiste più il paragone come metro di misura e non si crea più competizione tra un individuo e un altro.
Con questi presupposti ciò che potrò creare sarà un mondo di cooperazione e di pace.
Barbara Arduini, già pubblicato in “Il cerchio” – Atelier di espressione
Molto interessante il tuo articolo, grazie per gli spunti di riflessione.