Giulia, Carlo ed io stavamo avviandoci verso l’uscita della sede del MIUR a Roma e parlavamo di quello che ci si era detti con il Direttore generale e con i suoi collaboratori, soddisfatti e ottimisti per i possibili sviluppi di questo incontro.
Eravamo approdati per errore al piano dove è ospitato l’ufficio del ministro. L’usciere, gentilmente, ci aveva reindirizzato.
Ci stavamo lasciando alle spalle i lunghi e ampi corridoi … prima dell’atrio una porta semiaperta: si intravvedono le quattro pareti di libri alte e percorse da due ballatoi a diversi livelli.
Il luogo è intrigante, entriamo.
C’è una signora che scruta lo schermo del computer: è la bibliotecaria.
Gentile, ci racconta dei 20.000 volumi che lì sono riposti e disponibili per la consultazione. In essi è testimoniata la storia delle leggi che intervengono su quel grande capitolo dello stato italiano che è il sistema dell’istruzione e della scuola in particolare.
Lì, con un po’ di pazienza e fiuto si dovrebbero poter indagare le tracce del percorso dell’istruzione parentale in Italia. Gli atti del ministero, ordinati e catalogati, possono svelare le ragioni culturali, amministrative e politiche che hanno indotto alla emanazione dei vari provvedimenti che coinvolgono anche gli imparænti (homeschooler).
La bibliotecaria, messa a conoscenza della nostra missione romana, ha provato a fare una ricerca tematica a più livelli tra i documenti digitalizzati e non, anche fra quelli disponibili in altre biblioteche d’Italia.
Tirata a bordo la rete, pochissimi pesci ne erano contenuti.
Questo è indice di uno stato della conoscenza e della sua diffusione … quanto meno da alimentare.
La biblioteca del MIUR è un luogo in cui dovrebbe essere possibile cercare e probabilmente trovare informazioni di prima mano utili e preziose per delineare una rappresentazione dell’istruzione famigliare in Italia.
In questo momento, un’azione di promozione della cultura dell’homeschooling dovrebbe vedere in prima linea coloro che ne condividono il valore.