Non un “programma svolto” per l’esame, ma un portfolio (o diario di bordo o curriculum) è la proposta di LAIF per chi sostiene l’esame. Ma qual’è l’ambito di riferimento riconosciuto dalle istituzioni per la sua predisposizione?

Sempre noi famiglie in istruzione parentale/familiare (homeschooler) ci appelliamo all’art. 33 della Costituzione italiana che recita: “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.”
Spesso ci fermiamo qui.
Ma vi è immediatamente dopo una continuazione “La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione …”.

Questa articolazione del tema è di fondamentale importanza anche per noi che pratichiamo l’istruzione parentale. Con quell’affermazione si preannunciano i limiti di riferimento che l’istituzione statale pone come imprescindibili per lo sviluppo della persona e la vita della società, nell’ambito nazionale ed internazionale.

Non è superfluo rammentare che l’istituzione statale, in forma mediata per taluni aspetti ed immediata per altri, siamo noi stessi; questo ci può orientare nel modo di intendere il rapporto con i servizi che lo Stato organizza.

Tra questi, il sistema scolastico è uno dei più importanti.

Attualmente il sistema si muove rispetto a dei parametri individuati a livello internazionale e confluiti nella  Raccomandazione del 18/12/2006 del Consiglio dell’Unione Europea, e declinati a livello nazionale nelle “Indicazioni nazionali per il curricolo del 2012”.

Tra le cose interessantissime contenute in questi documenti vi è quella che introduce il concetto di “competenze chiave”. Queste vengono assunte come “orizzonte di riferimento verso cui tendere”.

Sono le seguenti:

  1. comunicazione nella madrelingua
  2. comunicazione nelle lingue straniere
  3. competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia
  4. competenza digitale
  5. imparare ad imparare
  6. competenze sociali e civiche
  7. spirito di iniziativa e imprenditorialità
  8. consapevolezze ed espressione culturale

Nel decreto ministeriale n° 139 del 22 agosto 2007, “Regolamento recante norme in materia di adempimento dell’obbligo di istruzione”, e nei suoi allegati, vi sono pure indicazioni di grande interesse, anche operativo, laddove si individuano gli assi culturali:

  1. l’asse dei linguaggi
  2. l’asse matematico
  3. l’asse scientifico-tecnologico
  4. l’asse storico-sociale
  5. competenze chiave di cittadinanza

Le indicazioni del 2012 aggiornate nel 2017/18 entrano in ulteriore dettaglio.

In questo quadro, in qualità di cittadini, siamo tenuti ad esercitare il diritto-dovere di istruire la prole; rispetto allo stesso, la scuola lecitamente deve accertare che le famiglie siano impegnate effettivamente per l’apprendimento.

E’ ragionevole e sostenibile  pensare che un “portfolio” che contenga la traccia di un percorso che si muove in questi campi, nelle modalità dell’apprendimento “formale”, “informale” e “non formale”, in maniera alternativa o integrata; possa costituire prova sufficiente e necessaria, da esibire in qualsiasi sede a dimostrazione dell’ottemperanza del dovere-diritto di istruire.

Per apprendimento formale si intende l’apprendimento che avviene all’interno di un contesto organizzato e strutturato (a scuola) e si conclude con una qualche forma di certificazione.

Per apprendimento non formale  si intende l’apprendimento connesso ad attività, sì pianificate, ma non esplicitamente progettate per produrre un apprendimento formale (ad esempio un laboratorio di cucito, un corso per diventare volontari);

L’apprendimento informale avviene, anche inconsapevolmente, attraverso l’esperienza derivante dalla vita quotidiana; non è organizzato, né pianificato o strutturato e non dà luogo ad alcuna certificazione.

Le categorie sopra richiamate sono pure definite in sede legislativa (D.L. 16 gennaio 2013, n. 13) e, soprattutto, sostanziano dei concetti che culturalmente sono frequentati sia a livello internazionale che italiano, pur non essendo ancora dipanati in maniera esaustiva negli ordinamenti.

Il forte rilievo è che in questo modo si opera in un ambito che la collettività, le istituzioni, hanno assunto a tal punto da porlo come “orizzonte di riferimento verso cui tendere”.

Nel capitolo: obiettivi di apprendimento delle indicazioni del 2012.

Gli obiettivi di apprendimento sono organizzati in nuclei tematici definiti in relazione a periodi didattici lunghi: … l’intero quinquennio della scuola primaria, l’intero triennio della scuola secondaria di primo grado.

Nel capitolo: valutazione.

… Le verifiche intermedie e le valutazioni periodiche e finali devono essere coerenti con gli obiettivi e traguardi previsti dalle Indicazioni e declinati nel curricolo.

 

La valutazione… assume una preminente funzione formativa di accompagnamento dei processi di apprendimento e di stimolo al miglioramento continuo.

 

Addirittura l’istituto nazionale di valutazione promuove “… una cultura della valutazione che scoraggi qualunque forma di addestramento finalizzata all’esclusivo superamento delle prove.

 

Il portfolio è strumento ormai diffuso nella pratica scolastica. Nell’archivio online del MIUR si legge:

Nel sistema scolastico riformato il Portfolio delle competenze è strumento unitario che raccoglie ordinatamente e stabilmente le documentazioni più significative del percorso scolastico dell’alunno, registrandone esiti e modalità di svolgimento del suo processo formativo, e accompagnandolo dalla scuola dell’infanzia fino alla conclusione del 1° ciclo di istruzione per tracciare la sua “storia” e per offrirsi in ogni momento a supporto di analisi ragionate e condivise dei risultati ottenuti per i docenti, per l’alunno e per i suoi genitori. 

Inoltre, i tradizionali documenti di valutazione personale dell’alunno, nonché la certificazione delle competenze acquisite e il consiglio d’orientamento, anche ai fini delle successive scelte da esercitare nell’ambito del diritto-dovere all’istruzione e formazione, dovranno convergere nel Portfolio. 

Introdotto dalle Indicazioni nazionali (allegati A, B e C al decreto legislativo n.59), il Portfolio è stato adottato e interpretato in forma molto libera da numerose scuole del primo ciclo di istruzione nel passato anno scolastico. 
Le linee guida emanate con la C.M. n.84 del 10 novembre 2005 condensano, schematizzano e integrano i risultati di molte esperienze significative, per dotare le istituzioni scolastiche di indicazioni ragionate e dettagliate sulle modalità di compilazione, strutturazione e gestione in itinere del portfolio. 

 

Sono questi solo alcuni richiami, oltretutto riferiti alla popolazione scolastica, che danno palesemente conto della non appropriatezza del concetto di esame scolastico, come è inteso comunemente e come viene somministrato nella maggioranza dei casi agli homeschoolers che lo affrontano per l’idoneità alla classe successiva.

Il suddetto esame, condotto canonicamente (prova scritta di Italiano,  matematica e interrogazione orale, valutazione “e ci vediamo l’anno prossimo”) è fermo a parecchi anni orsono, non è più accettabile in termini di modernità ed efficacia dell’azione tesa all’apprendimento, e forse anche da altri punti vista, che sarà utile indagare a fondo.

La presunta “obbligatorietà” per chi fa istruzione parentale, di sostenere questo “esame”, poggia su terreno sabbioso e si regge sul fatto che spesso non si avanzano ipotesi alternative all’accertamento dovuto da parte delle istituzioni.

Non è sufficiente dichiarare la propria avversione; è necessario stimolare la sussidiarietà (art. 118 della Costituzione), proponendo soluzioni maggiormente sostenibili e più consone.

L’ipotesi del “portfolio” (diario di bordo, curriculum, o simili) che raccolga materiali in cui sia anche individuabile un’evoluzione nel tempo, ad esempio, è molto importante a questo fine la datazione dei medesimi; è una delle possibilità, ma certamente la creatività di homeschoolers e docenti/dirigenti intraprendenti potrebbero individuarne altre.

Non dovrebbe, però, mai mancare la rispondenza ai riferimenti di cui sopra; per non muoversi in direzioni che potrebbero essere lette, o forse esserlo effettivamente, delle scelte solo individuali e soggettive. In questo caso rimarrebbe “scoperta” l’altra faccia della medaglia, vale a dire quella che comprende e rappresenta il nostro essere parte di un consesso sociale. Naturalmente qua si intendono quei limiti come minimi e necessari, oltre i quali si può generare ulteriore apprendimento a piacere.

In fondo il nostro impegno è teso a creare le condizioni perché i nostri figli possano essere delle belle persone e dei cittadini responsabili, consapevoli e solidali, almeno.

Sergio Leali (disegno di Isabella)

A questo link trovi il quadro normativo di riferimento per l’istruzione parentale

Per ulteriori approfondimenti normativi clicca qui

Esame? Programma? Portfolio!

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