
Eccoci all’anno scolastico avviato (si fa per dire) anche per chi fa istruzione parentale ed ecco iniziare anche qui la classificazione in genitore di serie A, B o C….
Non è tutto oro quello che luccica e chi pensava che intraprendere l’istruzione parentale lo sgravasse da determinate occhiate o pregiudizi, si dovrà armare di santa pazienza perchè anche qui non ne siamo esenti.
Premetto che sto esasperando volutamente la situazione. Voglio farvi riflettere e vi domando se mai vi siete sentiti qualche volta giudicati o vi è apparso nei meandri della mente un pensiero non proprio generoso verso chi ha un approccio diverso dal vostro.
Sono sicura che un lampo di ricordo sia apparso nella vostra mente. Certo non volutamente. Certo opportunamente poi soppesato, riconsiderato, analizzato, sviscerato ma presente in entrambe le situazioni.
In questi due anni di istruzione parentale mi sono trovata più volte a cercare di capire dove sta la via di mezzo. Dalle stelle con tanto di corona, scettro e trono mi sono trovata anche con il sedere nella paglia. Mi sono sentita sia privilegiata che inadeguata. Un continuo misurarmi con quanto facevano gl’altri genitori.
Vi sono tantissimi modi per fare istruzione parentale ma è facile, secondo il mio pensiero, cadere nel tranello “Io sono un genitore di serie A” anche dimenticando quanto da me scritto in questo articolo: “Homeschooling: Il tipico genitore homeschooler“.
Ahimè mi sono accorta che chi fa unschooling può sentirsi superiore verso chi fa homeschooling. Chi fa istruzione senza ausilio di insegnanti può sentirsi superiore verso chi si appoggia a qualche educatore per qualche materia. Stessa cosa per chi frequenta una realtà parentale. Così via anche incrociando i vari elementi.
Si forma una sorta di classifica che male si accorda con l’istruzione parentale.
Il centro è il bambino ma ammettiamo che è facile sentirsi “bravi” o “non bravi”.
In questa era di contatti via etere è facile che si legga ogni tanto uno sfogo o una ricerca di aiuto e confronto da parte di una mamma e di un papà.
C’è chi subito parte con i suggerimenti e si passa facilmente a dare istruzioni magiche, 100% garantite. In realtà sono solo esperienze personali.
Sono convinta che suggerire un apprendimento spontaneo nella natura a contatto con gli elementi si accorda male verso chi ha una vera e propria fobia verso gli insetti e odia stare all’aperto. Stesso pensiero nel suggerire dispense e libri verso chi non riesce a stare seduto fermo e preferisce scoprire le risposte dell’universo con tutto quello che lo circonda.
Senza volerlo parte il giudizio sia verso gl’altri e sia verso se stessi. Mi trovo a volte a confrontare quanto viene suggerito con quanto è realmente per noi adattabile. Ci sono modi di educare per noi non adeguati perchè non in linea con il nostro modo di vivere l’istruzione. Non sono quindi ne giusti ne sbagliati ma semplicemente a noi non adatti.
Ogni genitore dovrebbe guardare semplicemente cosa è meglio per i propri figli. Le esperienze altrui possono per noi essere degli spunti ma non modelli da imitare.
Raccogliamo e buttiamo anche via quanto non è in sintonia con la nostra famiglia.
L’istruzione parentale si adatta e si conforma all’unicità della famiglia.
Se qualcosa funziona per noi non vuol dire che siamo migliori di altri. Stessa cosa al contrario.
Il giudizio reale lo danno e lo daranno i nostri figli perché saranno poi loro, interfacciandosi con il mondo, a utilizzare gli strumenti e le competenze che siamo riusciti a trasmettergli. Non avremo un riscontro della nostra classificazione di genitore di serie A o Z.
Condividiamo le nostre esperienze e non alimentiamo divergenze inutili.
Chi manda i figli in una realtà educativa parentale ha sicuramente un approccio diverso da chi fa unschooling ma non per questo inferiore o superiore nei modi e nei risultati.
Le famiglie non dovrebbero rinchiudersi statiche nei vari approcci ma aprirsi anche a chi ha altri modi diversi dal nostro di fare istruzione parentale. I nostri figli sempre ci hanno insegnato la bellezza della diversità giocando e interagendo con culture diverse, età diverse, lingue diverse.
Non esistono quindi classifiche o titoli.
Spero che queste mie riflessioni possano essere di spunto anche per voi.
Credits: Foto di wongpear da Pixabay
Brava Simona! Semplicemente “chapeau”!!!!