Cappelli in feltro e non solo

Di solito mi piacciono le attività pratiche, ma non avrei mai pensato di realizzare un giorno un cappello/berretto in feltro completamente da zero. Invece ho partecipato, assieme ad altri ragazzi, ad alcune giornate dedicate alla scoperta e lavorazione del feltro e ci siamo divertiti un sacco. Abbiamo così realizzato dei cappelli in feltro e non solo…

Lo sapevi che…
il feltro non ha né trama né ordito?

(Vi metto la definizione di ordito perché per me era una parola nuova: “in tessitura, l’insieme dei fili che costituiscono la parte longitudinale del tessuto e tra i quali viene inserita la trama a formare l’intreccio del tessuto stesso” – in parole più semplici, sono i fili verticali che troviamo su un telaio per la tessitura)

Eh sì, mentre lavoravamo e scherzavamo abbiamo imparato molte cose interessanti.

Però prima, vorrei descrivervi più o meno ciò che abbiamo fatto:

GIORNO N1.

Abbiamo incominciato imparando quali tipi di lana esistono per questo metodo di lavorazione. Abbiamo anche osservato la lana e le fibre in modo più dettagliato al microscopio. E’ stato molto interessante poter vedere le differenze tra il vello del cammello, dell’alpaca e della pecora dell’Alpago (Belluno). Dopo abbiamo scelto dei tipi di lana per imparare ad infeltrire. Abbiamo fatto un piccolo quadratino così da capire come si lavora la lana e ci siamo divertiti tanto! Il primo giorno è durato circa 2 ore e mezza.

 

GIORNO N2.

Il secondo giorno abbiamo iniziato osservando il risultato del lavoro del primo giorno. Dopo abbiamo scelto cosa volevamo fare. Io ho scelto un cappello che assomiglia ad un berretto, ma si poteva scegliere vari tipi di borse e di cappelli tutti rigorosamente in feltro. Ognuno ha scelto la lana e i colori preferiti. Io ho lavorato con la lana di pecora dell’Alpago, come il mio amico Jacopo. Invece, Aurora e Agnese hanno scelto la lana merino.

Così abbiamo iniziato! Una cosa è sicura: ho notato subito che infeltrire era molto faticoso.

Come si infeltrisce? Per prima cosa bisogna disporre la lana sopra un asciugamano, poi si mette una tenda sopra la lana e poi si bagna con acqua calda e sapone di Marsiglia. Per infeltrire la lana dovevamo fare un movimento circolare con le mani (durata circa 1 ora e trenta) così le fibre vengono sfregate, battute e pressate.

 

GIORNO N3.

Abbiamo iniziato ritagliando la forma dell’oggetto scelto dalla lana infeltrita la volta precedente. Poi, abbiamo modellato il feltro su una sagoma di legno e con un bastone l’abbiamo battuto per dare la forma finale. Dopo di che basta metterlo ad asciugare al caldo vicino ad una stufa, per esempio.

Siamo rimasti soddisfatti del nostro risultato, anche se era la prima volta e soprattutto ci siamo divertiti con Manuela che ci ha guidati in questa nuova esperienza! Io ho realizzato un berretto, gli altri amici cappelli in feltro e mia sorella una borsetta.

Abbiamo scoperto così che il feltro è molto resistente, caldo e impermeabile. E’ un “tessuto non tessuto” piuttosto leggero (a parte se è un grande mantello come quelli di una volta, il Tabarro, che ho provato e… pesava tanto!). E’ resistente perché le sue fibre sono intrecciate in ogni senso con le altre e impermeabile perché sono fibre animali strette strette che non fanno assorbire l’umidità.

Il feltro è soprattutto conosciuto nella realizzazione dei cappelli, ma si possono creare anche borse, pantofole, tappeti, coperte…

Particolarità di una borsetta in feltro: realizzata senza cuciture.

 

Curiosità

  • “Indossare un feltro” significava “indossare un cappello” nel XIX secolo.
  • Sembra che il nome “feltro” derivi dalla città di Feltre, municipio romano. Qui le lane di pecore e capre venivano follate (pestate, compresse per dare maggiore consistenza) e vendute. La lana follata della ricca pastorizia di pecore e capre del bellunese, partiva per essere commercializzata per le regioni del Nord dell’impero romano. Ci sono stati dei ritrovamenti, delle targhette in piombo, contrassegni del follo usati dai marcanti. Noi viviamo proprio nella provincia di Belluno, in Veneto! E’ stato sorprendente scoprire questa possibile origine del nome feltro.

La storia del feltro

Il feltro, il tessuto di lana più antico al mondo, il tessuto non tessuto prodotto dall’uomo, risale al terzo millennio a.C. in Siberia.

Si sono trovate tracce dei primi feltri anche in Turchia, ed era usato anche dai Greci e dai Romani per confezionare abiti, mantelli e cappelli.

La leggenda

In una leggenda viene attribuita l’invenzione a San Giacomo apostolo. San Giacomo, il Santo, era un pescatore e mal sopportava il freddo nei suoi lunghi spostamenti mentre andava a predicare. Per proteggere i suoi piedi, provò ad imbottire i sandali con batuffoli di lana lasciati dalle pecore nei cespugli spinosi. La lana, con il peso e il sudore, si compattò e si indurì, così si formò uno strato compatto e confortevole.

Da qui l’invenzione di questo meraviglioso materiale, che dal ciuffo di lana cardata, lavorato con acqua calda e sapone, si trasforma in un tessuto compatto e impermeabile, caldo e isolante. Viene usato anche in bioedilizia.

 

Lavorare il feltro è conoscere meglio la lana e abbiamo ricevuto numerose informazioni da mamma Manuela che ci ha raccontato un mondo di cose.

Alla scoperta della lana

La lana è una fibra tessile di origine animale e deriva dal vello (manto lanoso) di ovini, pecore, alcune capre e camelidi che vivono in zone fredde e montuose. Costituisce il 90% della produzione mondiale di fibre naturali di tipo animale.

Il vello della pecora, protegge l’animale dal freddo e dall’acqua ed è formato da 2 tipi di pelo: un tipo detto GIARRA, costituito da peli ispidi e lunghi che sono impermeabili e dalla BORRA che sono i peli più sottili e permettono l’isolamento dal freddo.

L’operazione che permette di togliere la lana dall’animale vivo si chiama TOSA. La tosatura può essere effettuata una volta all’anno, in primavera, ottenendo una lana lunga che termina a punta, detta lana madre. Oppure 2 volte all’anno ottenendo una lana corta chiamata bistosa con le punte tronche.

Abbiamo imparato insieme anche la struttura morfologica, la struttura chimica e le proprietà della lana.

Mini intervista

Ho pensato anche di fare una mini intervista agli amici che hanno partecipato al laboratorio assieme a me. Ho fatto queste due domande:

  1. Cosa ti ha colpito nella lavorazione del feltro (inteso come sorpreso, trovato strano o particolare) ?
  2. Cosa ti è piaciuto di più di questa esperienza?

Ecco le loro risposte:

Agnese:

“Mi ha sorpreso che abbiamo fatto noi stessi il feltro. Perché credevo di arrivare e dover fare il cappello senza creare io il feltro. Quindi mi è piaciuto perché abbiamo creato dai fili di lana col sapone, il feltro fatto da me.”

“E’ stato tutto bellissimo: dall’insegnante ai compagni che ho avuto, da tutte le “stramille” cose che si possono fare con il feltro. E’ stato tutto bellissimo, dunque non saprei dire una cosa che mi è piaciuta di più!”

Aurora:

“Mi ha colpito di più quanto impegnativo fosse lavorare con il tipo di lana (Merino) che avevo scelto in particolare, e quante cose si possano fare con il feltro.”

“Di questa esperienza mi è piaciuto molto aver potuto condividere del tempo con degli amici ed essermi divertita”

Jacopo:

“L’ho trovato interessante e, allo stesso tempo, mediamente impegnativo, inteso come impegno di lavorazione.”

“Mi è piaciuto in particolare imparare tutta una serie di cose riguardo la lana stessa, oltre che averlo fatto in compagnia di due persone con cui vado particolarmente d’accordo, il che ha evitato che l’impegno del laboratorio potesse essere da certi lati noioso e pesante.”

per quanto mi riguarda:

Gregory

Ciò che mi ha colpito di più nella lavorazione del feltro è che non serve cucire nulla. E’ tutto come “intrecciato”, “amalgamato” per stare insieme e creare un oggetto unico.

Quello che mi è piaciuto di più di questa esperienza è che ho imparato una cosa nuova, che adesso so come si fa e mi sono divertito tanto.

 

Spero che questo articolo vi sia piaciuto e che avrete anche voi la possibilità di sperimentare questa tecnica di lavorazione della lana.

A presto! Gregory

 

A proposito, LO SAPEVI CHE ci sono tanti bambini e ragazzi editor per LAIF? Ecco le rubriche gestite da loro:

✏️Storie di Deborah

✏️Origami & Co

✏️Il mio animale preferito

✏️Intermezzo divertente

✏️Lo sapevi che

✏️Area libera

✏️Canzoni a tema

✏️Spunti dalla letteratura

✏️MyFlawlessSoul

✏️Racconti di viaggio

Se volete saperne di più sull’istruzione parentale ci sono anche dei video con esperienze di ragazzi homeschoolers

2 commenti su “Cappelli in feltro e non solo”

  1. Grazie di cuore per questo articolo!!!
    Grazie, ragazzi, per ciò che scegliete di Essere e condividere.
    Siete unguento per noi genitori!
    Io sono Tatiana

    Rispondi

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