L’educazione non va in vacanza!

Mamma Antonella ci regala un suo contributo “fresco di scrittura” per allietare la nostra estate sul tema: L’educazione non va in vacanza!

Buona lettura!

 

Una premessa necessaria

Ciao a tutti!

Vorrei condividere con voi alcune riflessioni su brani estratti dall’ultimo libro che ho letto:

“L’educazione dei figli” di Rudolf Steiner, consigliato anche nella bibliografia di LAIF.

..perché se come “insegnanti” dei nostri figli possiamo prenderci una pausa (meritata!) durante il periodo estivo, come “educatori” certo che no! L’educazione non va in vacanza!

 

Vi propongo allora la lettura di questo libro che ho trovato, oltre che interessante e scorrevole, molto profondo e a tratti “profetico”. Alcune delle tematiche trattate, inoltre, credo siano di fondamentale importanza, sia per noi genitori che per gli insegnanti del mondo scuola.

Il libro riprende il testo originale tratto da uno dei cicli di conferenze di pedagogia tenuto da Rudolf Steiner a Ilkley in Inghilterra nel 1923. Nonostante risalga ad un secolo fa, lo trovo molto attuale, anche perché costituisce la base pedagogica alla quale ancora oggi fanno riferimento le Scuole Waldorf di tutto il mondo.

Il testo è organizzato in una serie di paragrafi che si susseguono seguendo l’evoluzione del bambino dalla nascita e durante i primi tre “settenni di vita”.

Una parte corposa del libro è dedicata agli insegnamenti praticati nelle Scuole Waldorf e al ruolo fondamentale del maestro/insegnante nel guidare il bambino prima e il ragazzo poi, attraverso le varie tappe del suo sviluppo.

Ma ciò che mi premeva maggiormente condividere con voi, riguarda piuttosto la visione pedagogica generale di Rudolf Steiner, così come emerge in alcuni passaggi del libro. Rimando invece alla lettura dello stesso per chi volesse approfondire aspetti più specifici, come quello dell’insegnamento delle varie discipline ecc.

(Alcuni dei titoli che ho scelto per i paragrafi successivi riprendono quelli originali del libro)

Perché educhiamo?

Ecco, credo che questa sia una (semplice!) domanda che dovremmo porci spesso se vogliamo dare un senso (e un significato) autentico al “fare” insieme ai nostri bambini..

Vediamo cosa risponde Steiner:

“Poiché siamo uomini e non animali, dobbiamo domandarci: perché educhiamo?

Perché…:

  • gli animali crescono, senza bisogno di educazione, capaci di svolgere i compiti della loro vita?
  • noi uomini dobbiamo educare i nostri figli?
  • non avviene semplicemente che il bambino, guardando e imitando, si acquisti ciò di cui ha bisogno per la vita?
  • un educatore, un pedagogo, deve intromettersi nelle libertà del bambino?
    Sono domande che per lo più non si sollevano, perché si considera la cosa naturale. In realtà si comincia ad essere pedagogo soltanto quando non si considera questo problema come naturale, quando ci si rende conto che è un’invadenza nei confronti del bambino mettersi ad educarlo. Perché il bambino vi si deve sottomettere? Noi consideriamo come nostro compito naturale educare i bambini, ma loro, senza saperlo, non la pensano affatto così! Così noi parliamo di cattiva educazione dei bambini e non pensiamo affatto che noi (certo non alla loro chiara coscienza, ma al subconscio dei bambini) dobbiamo apparire assai comici quando imponiamo loro qualcosa da fuori. Essi sono pienamente giustificati nel trovare ciò all’inizio assai poco simpatico.”

La lettura di questo brano ha suscitato in me altre domande che condivido con voi..

Può l’educazione essere considerata un’intromissione, un’invadenza nei confronti del bambino? E quale tipo di educazione può invece favorire “le libertà del bambino”?

Non proverò qui a dare una risposta perché credo che le DOMANDE possano spingerci a PENSARE OLTRE, più delle risposte..e possono condurci ad esplorare pensieri (ed azioni) non ancora esplorati..

Educare partendo dalla conoscenza dell’uomo

..questo è uno dei concetti fondamentali della pedagogia steineriana, straordinariamente semplice e profondamente vero, a mio avviso..ma leggiamo le parole dello stesso Steiner:

“Al tempo presente gli uomini sentono e vedono che occorre una metamorfosi nell’educazione..Si sente che l’educazione ha bisogno di qualcosa, ma non si perviene al quesito fondamentale: come si armonizzano nell’essere umano pensare e volere?…Se vogliamo educare non dobbiamo considerare né unilateralmente il pensare, né unilateralmente la volontà, ma l’intero essere umano in tutti i suoi aspetti…Una conoscenza approfondita, basilare dell’uomo fu la prima cosa data agli insegnanti della Scuola Waldorf durante il corso tenuto per loro. Si poteva sperare che dall’osservazione della vera natura umana essi avrebbero acquistato l’entusiasmo interiore e l’amore per l’educazione. Quando infatti si conosce l’essere umano, il miglior modo per educare deve essere l’amore per l’uomo che sboccia spontaneamente nell’uomo. Pedagogia è in fondo amore per l’uomo derivante dalla conoscenza dell’uomo. Quanto meno essa può soltanto essere edificata su questo amore.”

Di questo passaggio “emozionante” vorrei sottolineare la parola ENTUSIASMO, che insieme all’amore per l’educazione, dovrebbe scaturire dall’OSSERVAZIONE della natura umana..

Considerato che la prima Scuola Waldorf è stata aperta nel 1919 e che la formazione dei suoi primi insegnanti risale a più di un secolo fa, mi sono chiesta:

Sono ancora valide per noi oggi quelle che definirei le “qualità” essenziali del “buon educatore”, e cioè: saper osservare, entusiasmarsi ed amare la natura umana?

Qui mi permetto di dare una risposta: sì, credo siano qualità imprescindibili per praticare un’educazione di qualità!

Il buon maestro

In questo paragrafo riporto quello che Rudolf Steiner pensava a proposito della figura del

maestro..

“Come maestri bisognerebbe sempre sapere esattamente quello che si fa nella scuola, e soprattutto nei riguardi del bambino che cosa avviene in lui a seguito delle diverse attività. Solo quando questa premessa è realizzata, quando il maestro sa quale conseguenza ha per il bambino quel che egli fa, l’insegnamento può acquistare un’adeguata vitalità e suscitare anche una vera comunicazione fra l’anima del maestro e quella del bambino.

La lettura di questo passaggio mi ha profondamente interrogata sulle CONSEGUENZE che può avere il nostro operato (sicuramente in buona fede) sui nostri bambini..ed è confortante pensare che con una maggiore CONSAPEVOLEZZA si può acquistare anche una maggiore VITALITA’ nell’insegnamento!

Ma ascoltiamo ancora Steiner:

“Il maestro Waldorf deve imparare a leggere in questo meraviglioso documento del mondo, nel bambino. Ciò che questa lettura gli trasmette si trasforma in tutto l’entusiasmo per insegnare ed educare..Tutto l’apprendere, tutti gli altri libri, tutte le altre letture devono proprio dare al pedagogo la possibilità di leggere nel gran libro del mondo. Se riesce a farlo, diviene un insegnante dotato del necessario entusiasmo, e soltanto nell’entusiasmo può scaturire la forza e l’impulso che possono animare una classe.”

Sapere e saper fare

Concludo con due passaggi piuttosto famosi in ambito steineriano..entrambi sottolineano la grande importanza che riveste il lavoro manuale per l’uomo, sin da bambino, accanto alla conoscenza “teorica” dei fatti del mondo..

 

Leggiamo ancora una volta le parole di Steiner:

“Sembrerà forse un’affermazione un po’ paradossale, ma sono convinto che nessuno, che non sia in condizione, se è necessario, di rattopparsi le calze o di rammendarsi i vestiti, possa essere un bravo filosofo. Come si può infatti sapere ragionevolmente qualcosa sui più grandi misteri del mondo, se in caso di necessità non ci si può fare anche le calzature? Non si può davvero voler penetrare con intima partecipazione umana nei misteri del mondo, se non si ha assolutamente la minima abilità per le cose che ci stanno più vicine.”

“Così nella scuola Waldorf, durante il cosiddetto insegnamento di lavoro manuale, si possono vedere ragazzi e ragazze seduti gli uni accanto agli altri a lavorare con i ferri o con l’uncinetto..

Facciamo praticare ai ragazzi queste diverse arti, non tanto per insegnarle, ma soprattutto perché sorga comprensione in tutte le direzioni. Uno dei danni principali delle nostre condizioni sociali attuali è infatti che ognuno comprenda molto poco di quello che fanno gli altri. Dobbiamo veramente arrivare non a stare come singoli o come gruppi separati, ma a essere GLI UNI DI FRONTE AGLI ALTRI CON PIENA COMPRENSIONE.

Mi sembra che in questo ultimo passaggio il discorso pedagogico si allarghi al punto da abbracciare la società intera, sottolineando ancora una volta quale sia lo scopo autentico dell’educazione..torniamo dunque alla domanda iniziale:

PERCHE’ EDUCHIAMO?

Buone vacanze e buone riflessioni a tutti!

Mamma Antonella

Mamma homeschooler, socia LAIF e autrice del blog “Percorsi di apprendimento” 

 

Per chi desidera leggere altri contributi di mamma Antonella, li trovate a questo link

Molti altri spunti di riflessione sull’apprendimento, nella sezione “Riflessioni sull’apprendimento” del sito LAIF

Link per chi desidera consultare la bibliografia e sitografia LAIF

 

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