La nostra associata, mamma Antonella, ci regala un meraviglioso contributo dal titolo: “Aprire porte dove ci sono muri”, alla ricerca di un dialogo. Il tema affrontato è quello della ricerca di un confronto sereno con le scuole in vista dell’accertamento annuale. Gli esempi di criticità evidenziate fanno emergere la necessità di un impegno maggiore, anche e sopratutto da parte delle famiglie stesse, per migliorare l’informazione relativa all’istruzione parentale.

Premessa

In questo articolo vi racconto la mia recente “avventura” alla ricerca di una scuola dove poter sostenere l’esame di idoneità/accertamento annuale e cercare di aprire delle porte dove ci si potrebbe aspettare dei muri.

Ho pensato di condividere la mia esperienza in quanto ho riscontrato una gamma variegata di risposte da diverse segreterie e dirigenze. E alcune di queste risposte non erano sempre corrette dal punto di vista della normativa…

Mi sembrava utile pertanto “segnalare” alcune criticità, con un intento non polemico ma costruttivo. E soprattutto volevo condividere con voi una riflessione sul ruolo determinante che noi famiglie possiamo avere nella creazione di una cultura più “accogliente” nei confronti dell’istruzione parentale in Italia.

Una domanda, molte risposte…

A partire dal mese di gennaio, ho iniziato a prendere contatti con alcune scuole del nostro territorio (per una serie di motivi, abbiamo scelto di non sostenere l’esame/accertamento nella nostra scuola di riferimento).

– “Buongiorno, siamo una famiglia in istruzione parentale e stiamo cercando una scuola dove svolgere l’accertamento annuale per nostro figlio… ci piacerebbe iniziare sin da subito un dialogo con la scuola che ci accoglierà.. e per questo chiediamo se fosse possibile organizzare un colloquio conoscitivo per presentare il nostro progetto famigliare…”

Questo in linea di massima il contenuto delle mie telefonate/mail.

Non mi aspettavo però risposte tanto variegate e alcuni tempi di attesa piuttosto lunghi…

– “Sì è possibile, ma voi siete iscritti ad una scuola?” Questa risposta contiene una richiesta inappropriata. Chi fa istruzione parentale, infatti, non è iscritto a nessuna scuola. Ha semplicemente un istituto di riferimento, che per legge è quello del territorio di residenza.

– “Allora dovete fare lì l’esame!” Questa risposta l’ho riscontrata più volte e probabilmente è uno degli aspetti ancora meno compresi da parte di alcune dirigenze e provveditorati. In questo caso il dialogo può partire solo dalla normativa (che ho provveduto ad inviare alla dirigente, in particolare l’art.3 DM dell’8 febbraio 2021).

– “Noi non facciamo questo servizio.” Risposta lapidaria, dialogo chiuso in partenza (la parola ‘servizio’, in questo contesto, mi ha lasciata un po’ perplessa..)

– “Mi dispiace ma non abbiamo le risorse per organizzare una commissione d’esame.” Risposta meno lapidaria ma impossibile andare oltre. E poi mio figlio è ancora in età di scuola primaria e pensare di fargli sostenere un esame tipo quello di “maturità” mi sembra un po’ troppo..

– “Al momento non siamo in grado di poter seguire il percorso di vostro figlio..” Questa risposta mi sembra presenti un errore di fondo. Noi in realtà non avevamo chiesto di essere ‘seguiti’, ma piuttosto che il NOSTRO percorso potesse essere accolto e riconosciuto..

Dalle risposte appena riportate emerge purtroppo una persistente disinformazione da parte di alcune istituzioni. Sicuramente non si può generalizzare, ma tutto ciò mi ha fatto riflettere..e credo ci sia ancora del “lavoro” da fare per diffondere quanto meno una corretta informazione a proposito dell’istruzione parentale.

Tuttavia è doveroso aggiungere che alcune scuole erano ben informate e disponibili ad accoglierci. Allo stato attuale sto dialogando con una scuola in particolare: vi racconterò l’esito finale probabilmente in un prossimo articolo!

Esame d’idoneità o accertamento annuale

Una considerazione a parte vorrei farla a proposito di un colloquio telefonico avuto con un’altra scuola. In questo caso, ho riscontrato una certa apertura iniziale. Ho quindi avanzato la nostra richiesta di voler sostenere un ACCERTAMENTO basato principalmente su un colloquio, piuttosto che il classico esame di idoneità con prove standard.

– “Il nostro intento” ho spiegato “è quello di continuare con l’istruzione parentale. Vorremmo pertanto  che l’accertamento annuale non si riducesse ad una valutazione. Chiediamo, in particolare, la possibilità di un confronto sereno in cui nostro figlio possa raccontare le sue esperienze di apprendimento e mostrare i materiali prodotti.”

Ho precisato anche che avevamo seguito le indicazioni nazionali per il curricolo e che avevamo approfondito alcuni argomenti in modo personalizzato, in base agli interessi di nostro figlio.

A tal proposito avrei spedito il nostro PDE (progetto didattico-educativo) come previsto dalla normativa.

Purtroppo mi è stato risposto che l’ESAME non era “concordabile” con la famiglia. Inoltre la scuola avrebbe dovuto attenersi non solo alle indicazioni ministeriali, ma anche al “programma” d’istituto (?). Pertanto le prove sarebbero state preparate dalla “commissione” e valutate tramite “griglie di valutazione” (??).

Linguaggi diversi

Devo dire che dopo l’apertura percepita all’inizio, e nonostante la nostra richiesta mi sembrasse chiara e ben motivata, la risposta ricevuta mi ha lasciato molto perplessa..il dialogo da parte nostra non poteva proseguire, essenzialmente perché stavamo parlando due linguaggi diversi.

 

La risposta ricevuta da quest’ultima scuola presenta, a mio parere, due “criticità” principali…

  • “Valutare” un bambino/ragazzo sul “programma” d’istituto potrebbe avere un senso se la famiglia ha scelto di iscrivere il proprio figlio in QUELL’istituto per il successivo anno scolastico. In caso contrario, oltre a non avere tanto senso, non è previsto dalla normativa che così recita: “… l’istituzione scolastica accerta l’acquisizione degli obiettivi in coerenza con le Indicazioni nazionali per il curricolo…” (vedi ancora art.3 DM dell’8 febbraio 2021).
  • Le “griglie di valutazione” sono uno strumento utilizzato in ambito scolastico e finalizzate ad una valutazione di tipo scolastico. Un bambino/ragazzo che ha svolto un percorso di apprendimento PERSONALIZZATO al di fuori dell’ambito scolastico non può essere “valutato” con lo stesso strumento. Il decreto sopra citato dice inoltre che: “L’esito dell’esame è espresso con un giudizio di idoneità/non idoneità”. Ci tengo a precisarlo perché l’hanno scorso, dopo aver sostenuto l’esame, ci è stata inviata una “pagella” con i voti sulle varie materie..Noi ovviamente non potevamo accettarla perché oltre ad essere contraria alla normativa, era contraria alla nostra visione dell’apprendimento. Così l’ho fatto presente alla scuola, che ha sostituito la “pagella” con un certificato di idoneità.

Comunque credo che la difficoltà maggiore di comunicazione su questo argomento, derivi dal fatto che le scuole non fanno distinzione tra esame d’idoneità e accertamento, considerandoli fondamentalmente la stessa cosa.

Spetta quindi a noi famiglie provare a proporre eventualmente un accertamento tramite colloquio e motivare le nostre scelte. Rimando ad alcuni articoli di LAIF sull’argomento:

Conclusione: aprire porte dove ci sono muri

Dialogando con la scuola di cui ho raccontato nel paragrafo precedente, ho avuto come la sensazione che stessimo chiedendo “un po’ troppo”… in realtà noi chiediamo semplicemente(!) che il nostro percorso venga legittimamente accolto e compreso in un clima di serenità e senza pregiudizi. Si tratta della “giusta misura” che in fondo è quello a cui hanno diritto tutti i bambini/ragazzi, sia quelli fuori che dentro al mondo della scuola.

Penso che la determinazione e la consapevolezza di alcune famiglie, negli anni, abbiano contribuito sicuramente ad aprire qualche porta in più, dove prima c’erano muri.

“APRIRE PORTE DOVE CI SONO MURI”… questa frase l’ho presa in prestito proprio da una di quelle mamme determinate e consapevoli e mi sembra che rappresenti bene tutto il lavoro che LAIF conduce da anni.

Noi siamo in istruzione parentale da soli due anni e nel mio piccolo, vorrei fare la mia parte.

Credo dunque che ognuno di noi possa provare ad aprire qualche porta. Come? (In)formarsi, conoscere la normativa, ricercare il dialogo con le istituzioni (o almeno provarci!), una buona dose di pazienza, tenere vivo l’entusiasmo nonostante le difficoltà, riflettere sulle motivazioni che guidano le nostre scelte.. aggiungete pure gli ingredienti che volete e forse riusciremo ad ottenere quella “giusta misura” per tutti!

Un augurio soprattutto ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze per un sereno esame/accertamento di fine anno…

 

Mamma Antonella

Mamma homeschooler, socia LAIF e autrice del blog “Percorsi di apprendimento” 

 

Sempre nell’onda di diffondere un’informazione più completa sull’istruzione parentale presso le istituzioni, e cercare di “aprire porte dove ci sono muri”… ricordiamo l’iniziativa NAMASTE, proposta da LAIF.

Alcune testimonianze di accertamento annuale

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Troverete altri contributi di mamma Antonella a questo link

 

“Aprire porte dove ci sono muri” – alla ricerca di un dialogo

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